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La genesi del revisionismo moderno nell'Unione Sovietica e nel movimento comunista internazionale

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view post Posted on 23/1/2024, 22:44
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La genesi del revisionismo moderno nell'Unione Sovietica e nel movimento comunista internazionale


«Oggi il nostro popolo accelera con vigore la costruzione di un potente Stato socialista, in lotta contro ogni genere di tendenze ideologiche reazionarie, con il grande kimilsungismo-kimjongilismo come principio guida. L’esperienza storica della nostra rivoluzione mostra vivamente che possiamo tener fermi i princìpi rivoluzionari e i princìpi di classe ed avanzare senza esitazioni sulla strada socialista solo quando innalziamo la nostra vigilanza contro le idee borghesi e il revisionismo, in particolare il revisionismo contemporaneo, ed intensifichiamo la lotta contro di essi. Il revisionismo moderno affonda le sue radici nell’ideologia borghese e nacque sullo sfondo della nuova epoca storica e della situazione prevalente. Il compagno Kim Jong Il, grande leader, insegnava: «Il revisionismo contemporaneo, apparso a metà degli anni ’50, ha recato immenso pregiudizio al movimento comunista internazionale per svariate decine di anni e lascia una seria lezione» (Opere scelte, vol. X, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1999, p. 259).
Il revisionismo moderno si originò e diffuse in una serie di Paesi socialisti dopo la Seconda Guerra Mondiale. A metà degli anni ’50 emerse come scuola di pensiero indipendente e causò enormi danni alla costruzione socialista. Il revisionismo contemporaneo si originò nei partiti della classe operaia al potere come opportunismo reazionario di destra che rincorre la degenerazione del socialismo e la transizione al capitalismo abbandonando i princìpi rivoluzionari della classe operaia nel periodo della costruzione socialista e si conforma alla politica borghese. Il revisionismo moderno, radicato nell’ex Unione Sovietica, emerse come nuova corrente ideologica internazionale sullo sfondo delle condizioni storiche in cui il socialismo si trasformava in un sistema mondiale. Quando Stalin era in vita, Chruščëv cantava le sue lodi come il «Lenin di oggi», il «cervello e cuore del partito», il «più grande genio dell’umanità» e il «grande maresciallo invincibile». Dopo la sua morte, si impadronì del potere nel partito e nello Stato con metodi cospirativi. Poi chiese di stabilire la cosiddetta «nuova linea», dicendo che la linea politica di Stalin andava riesaminata con il pretesto che «i tempi sono cambiati». Questa «nuova linea» era la linea revisionista. In politica economica, contro la superiorità essenziale e le caratteristiche transitorie della società socialista, ignorava gli elementi politici e ideologici ed evidenziava unilateralmente solo i fattori materiali ed economici, incline a politiche di onnipotenza materiale. Al XX Congresso del Partito comunista dell’Unione Sovietica, convocato nel febbraio 1956, Chruščëv fissò la sua linea revisionista, la «coesistenza pacifica» fra Stati con diversi sistemi sociali, come linea generale della politica estera. Formulò e promosse linee revisioniste che contraddicevano i princìpi rivoluzionari della classe operaia, come la «transizione pacifica» al socialismo e il «disarmo».
L’origine del revisionismo contemporaneo ha certe radici costanti. Nelle condizioni in cui esistono le influenze borghesi e la pressione degli imperialisti, possono emergere coloro che vi soccombono. Quando questa gente appare nel movimento operaio internazionale, il revisionismo è destinato a sorgere. I soggetti succubi delle influenze borghesi e cedevoli alla pressione dell’imperialismo possono spuntare nei Paesi capitalistici e anche all’interno dei partiti al potere nei Paesi socialisti. Non c’è garanzia che il revisionismo non alzi la testa solo perché un partito detiene il potere o conduce la rivoluzione da molto tempo. La sorgente del revisionismo moderno nel partito al potere dell’ex Unione Sovietica, con una lunga rivoluzione alle spalle, è, in primo luogo, la soggezione dello stesso Chruščëv alle influenze borghesi. Dopo aver scalato le gerarchie del partito e del governo con astuti metodi di doppio gioco, si stancò della rivoluzione ininterrotta e, invece di portare avanti la rivoluzione, era pervaso dall’idea di godersi l’ozio e il piacere con i traguardi già conseguiti. Le idee borghesi di Chruščëv si rafforzarono con la sua visita negli Stati Uniti dopo la presa di potere. Visitando gli Stati Uniti nel settembre 1959, Chruščëv venne affascinato dal mondo capitalista e girò per dieci giorni le fabbriche di razzi balistici intercontinentali, le piantagioni di mais nell’Iowa, le acciaierie ed altri stabilimenti. Questa fascinazione presto lo indusse a fantasticare sul capitalismo. Quando gli imperialisti blateravano di «fine della Guerra Fredda» negli anni ’60 ed esageravano nei buoni propositi delle politiche di «pace» e «cooperazione», Chruščëv nutriva illusioni sul loro conto e chiacchierava di «imperialismo ragionevole». L’ex Partito Comunista dell’Unione Sovietica divenne profondamente imbevuto di idee borghesi perché non riuscì a stanare quelli come Chruščëv, prigionieri delle influenze borghesi, in maniera tempestiva. Alla fine, voltò le spalle ai princìpi rivoluzionari e s’incamminò sul sentiero del revisionismo.
La sorgente del revisionismo contemporaneo è, in secondo luogo, la resa alla pressione dell’imperialismo. La pressione degli imperialisti contro il socialismo si fece ancora più subdola dopo la Seconda Guerra Mondiale. Gli imperialisti manipolavano svariate organizzazioni economiche internazionali al fine di bloccare economicamente i Paesi socialisti. Nel mentre proibivano l’esportazione di «beni strategici» nei Paesi socialisti e stringevano il controllo sui beni esportati in generale. Terrorizzato dal ricatto nucleare degli imperialisti, dalle minacce militari e dal blocco economico, Chruščëv si avviò sul cammino della resa. Il suo capitolazionismo venne palesato durante la «crisi dei Caraibi», quando ritirò in fretta i missili e gli aerei che aveva dispiegato a Cuba. Alla fine, l’ex Partito Comunista dell’Unione Sovietica si arrese alle pressioni imperialiste e adottò pubblicamente il revisionismo in politica dopo l’ascesa al potere di Chruščëv.
Il fattore decisivo nella genesi del revisionismo moderno risiede nell’incapacità dell’ex Unione Sovietica di indicare correttamente il successore del leader. Le idee rivoluzionarie del leader e la causa della rivoluzione sono assimilate e sviluppate di generazione in generazione solo quando il leader seleziona il successore e il suo sistema direttivo viene insediato come si deve. Stalin non riuscì tuttavia a designare il giusto successore. Di conseguenza, traditori e intriganti come Chruščëv annullarono con perfidia le conquiste del leader e fomentarono sfacciatamente il revisionismo. Anche dopo la destituzione di Chruščëv in seguito all’incapacità di eleggere regolarmente il successore del leader e di radicare il suo sistema direttivo, il partito e il governo sovietico non furono in grado di sfuggire al pantano del revisionismo creato da Chruščëv per mancanza di solidi princìpi rivoluzionari e di un profondo spirito di lotta di classe. L’esperienza storica mostra chiaramente che il fattore decisivo nella genesi del revisionismo contemporaneo risiede nell’incapacità di selezionare il successore del leader e di mettere a punto il relativo sistema di leadership. Tutti i membri del partito e i lavoratori dovranno essere al corrente della tossicità del revisionismo moderno, innalzare la vigilanza perché nessun genere di tendenze ideologiche reazionarie si infiltri da noi e combattere attivamente per modellare tutta la società sul kimilsungismo-kimjongilismo.»

Kyongje Yongu, n. 3, 2018, pp. 58–59.
 
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