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Conversazione con una delegazione del Partito Socialista del Giappone, Kim Il Sung

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Fiero Maoista
view post Posted on 25/2/2016, 20:40




Operai di tutto il mondo, unitevi!


KIM IL SUNG


Conversazione con una delegazione del Partito Socialista del Giappone


19 settembre 1984



A nome del Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori di Corea e mio personale, auguro calorosamente ancora una volta il benvenuto alla delegazione del Partito Socialista del Giappone condotta dal signor Presidente Ishibashi.
La visita ufficiale che effettua in questo momento da noi il signor Presidente Ishibashi alla testa di una delegazione di alto livello mostra che i nostri due partiti intrattengono relazioni d'amicizia fraterna molto strette e intime e condividono una profonda fiducia.
Il nostro Partito è molto felice e fiero di trovare in un paese vicino un partito degno come il Partito Socialista del Giappone.
Io penso che lo scambio di vedute avente luogo tra i nostri due partiti nell'occasione della presente visita nel nostro paese della delegazione del Partito Socialista del Giappone condotta dal signor Presidente Ishibashi sulla situazione internazionale attuale così come sui diversi problemi d'interesse comune darà un nuovo impulso allo sviluppo dei rapporti d'amicizia esistenti tra i due partiti.
Il signor Presidente Ishibashi ha appena esposto la sua opinione sulla situazione internazionale. Io la condivido.
Tutti i popoli si trovano attualmente esposti al pericolo di una guerra nucleare. È precisamente la ragione per la quale il movimento anti-guerra e antinucleare si scatena ovunque nel mondo.
Questo movimento si accentua particolarmente in Europa. In questa parte del mondo, non soltanto i popoli dei paesi socialisti, ma ugualmente quelli dei paesi capitalisti lottano contro la guerra nucleare.
In Asia, il Partito Socialista del Giappone e il nostro Partito lottano energicamente contro la guerra nucleare.
Qualche anno fa, i nostri due partiti hanno pubblicato una dichiarazione comune preconizzante la creazione di una zona denuclearizzata, zona di pace, nell'Asia del nord-est. Fu una misura giusta conforme alla realtà di oggi caratterizzata dall'intensificazione del movimento anti-guerra e antinucleare.
Il signor Presidente Ishibashi ha insistito sulla necessità per i nostri due partiti di continuare a operare energicamente per la creazione di una zona denuclearizzata, zona di pace. Noi siamo totalmente d'accordo.
Noi stimiamo che i partiti e le organizzazioni sociali di diversi paesi devono coniugare i loro sforzi per generalizzare questa lotta in Asia. Certi partiti dei paesi d'Asia non s'interessano quasi ancora a questo movimento.
Ricordando che un “Simposio del Pacifico del Sud” si è recentemente svolto sotto gli auspici dei regimi laburisti d'Australia e Nuova Zelanda, il signor Presidente Ishibashi ha detto ieri che la trasformazione di questa regione in una zona denuclearizzata si imponeva come un compito politico d'attualità. Il fatto che i paesi del Pacifico del Sud aprano alla creazione di una zona denuclearizzata è una buona cosa.
Noi consideriamo che i partiti, che siano al potere o no, le organizzazioni sociali e le larghe masse popolari di numerosi paesi debbono unirsi per imprimere un nuovo impulso a questo movimento volto a creare zone denuclearizzate, zone di pace in Asia. Opereremo energicamente col vostro Partito in questa prospettiva.
Ho recentemente incontrato una delegazione parlamentare della Repubblica Indiana, che mi ha fatto sapere che il suo paese pure progettava di scatenare la lotta per scongiurare il pericolo di una guerra nucleare.
La parola d'ordine della creazione di zone denuclearizzate, zone di pace, si estende ugualmente in seno al movimento dei non allineati.
I popoli di tutto il mondo lottano attualmente contro la produzione e lo schieramento delle armi nucleari, per l'interdizione del loro impiego e la loro soppressione totale.
Condivido il vostro giudizio favorevole a un'intensificazione del movimento di massa per la creazione di zone denuclearizzate, zone di pace.
Siamo del vostro parere a proposito dell'alleanza militare tripartita tra gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud.
È evidente che gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud progettano attualmente la messa in piedi di un'alleanza militare tripartita. Gli Stati Uniti, in particolare, nel quadro di questo complotto di creazione di un'alleanza militare tripartita, offrono armi sofisticate alla Corea del Sud, ciò che implica un grave pericolo.
Coloro che detengono il potere in Corea del Sud dichiarano, davanti ai militari del loro esercito fantoccio, che una volta scatenata la guerra, essa dovrà essere terminata in uno o due giorni.
Dichiarando ciò, essi lasciano intendere, in fin dei conti, che impiegheranno armi nucleari in questa guerra. Con armi classiche non si può terminare una guerra in uno o due giorni. La cricca fantoccio sudcoreana è presa dalle “vertigini” dell'arma nucleare. È per questo che la popolazione sudcoreana si oppone a questo regime fantoccio.
Ritengo che i nostri due partiti, tanto quanto i popoli dei nostri due paesi, devono unirsi strettamente e lottare energicamente contro il complotto di creazione di questa alleanza militare tripartita.
Come ho già detto nel mio discorso al banchetto di ieri sera, se il Giappone, sotto l'ombrello nucleare degli Stati Uniti, sceglie di incamminarsi verso la sua trasformazione in una grande potenza militare e batte la via dell'espansione oltremare, si vedrà rifiutato e condannato severamente per i suoi atti tendenti a tradire gli interessi del popolo giapponese e a minacciare tutti i popoli d'Asia.
Ho già parlato di questo argomento nella mia conversazione con una delegazione di parlamentari che condividevano le stesse idee, esposte dal Partito Liberal Democratico del Giappone, che ha soggiornato nel nostro paese. Gli ho allora detto che se il Giappone, in quanto grande potenza economica, avesse stabilito buone relazioni coi paesi del Terzo Mondo, avrebbe potuto sviluppare la sua economia e godere del sostegno dei popoli del mondo intero, ma che se si fosse incamminato verso la sua trasformazione in una grande potenza militare, avrebbe costituito una minaccia per i popoli del mondo del quale avrebbe subito infine la condanna.
È estremamente importante, a nostro avviso, portare il Giappone, nostro vicino, a restare una grande potenza economica piuttosto che diventare una grande potenza militare, a rinforzare la sua amicizia e la sua solidarietà coi paesi del Terzo Mondo, con i paesi di nuova indipendenza e a contribuire al mantenimento della pace mondiale.
È il momento di affrontare il problema dei colloqui tripartiti.
All'inizio di quest'anno, abbiamo proposto d'intavolare dei colloqui tripartiti, cioè tra noi, gli Stati Uniti e la Corea del Sud.
Nel contesto attuale, l'intavolazione di tali colloqui si rivela l'unico mezzo per rilassare la tensione esistente nel nostro paese e affrettare la riunificazione della patria.
Come ha segnalato il signor Presidente Ishibashi, sono gli americani che hanno proposto per primi di aprire colloqui tripartiti. L'ex presidente americano Carter, pure, ha sollevato questo problema in una “dichiarazione congiunta” pubblicata durante la sua visita in Corea del Sud; inoltre, gli americani ci hanno proposto indirettamente, in molteplici occasioni, di intraprendere tali negoziati.
Dal 1976 ci hanno fatto la stessa proposta per varie vie.
Ogni volta che coloro che simpatizzano con noi hanno chiesto se non fosse necessario sostituire un accordo di pace all'Accordo di armistizio in Corea, gli americani hanno insistito sulla necessità di intavolare dei colloqui tripartiti. Nel settembre dell'anno scorso, per esempio, gli Stati Uniti ci hanno proposto, tramite intermediazione di un terzo paese, di ingaggiare dei colloqui di questo genere. Ora, da quando abbiamo pubblicato la nostra proposta su dei colloqui dello stesso genere dichiarandoci pronti ad agire, essi rifiutano di accettare questa proposta.
Attualmente, gli Stati Uniti preconizzano l'apertura di colloqui quadripartiti o negoziazioni bilaterali tra il Nord e il Sud della Corea. È certamente possibile che le due parti della Corea negozino direttamente tra di loro, ma la situazione attuale non lo permette.
Come sapete da voi stessi, durante la “visita” del fantoccio Jeon Du Hwan in Giappone, il popolo giapponese, per non parlare della popolazione sudcoreana, si è opposto a questa “visita”. Non possiamo accettare di negoziare con questa marionetta detestata dal popolo. Se ci fossimo intrattenuti con lui in quelle condizioni, disprezzeremmo il popolo che lotta contro di essa. Come noi, rappresentanti del potere popolare, avremmo potuto ingaggiare dei colloqui con un nemico del popolo?
Dopo il suo accesso al “potere”, Jeon Du Hwan ha proposto delle “visite reciproche tra i responsabili supremi delle autorità del Nord e del Sud della Corea”. Abbiamo allora dichiarato che se si fossero voluti aprire dei colloqui al vertice tra il Nord e il Sud, bisognava anzitutto che Jeon Du Hwan facesse ammenda onorabile alla popolazione sudcoreana per il suo crimine di aver represso il movimento democratico e massacrato numerosi abitanti. Jeon Du Hwan era stato l'autore di un genocidio durante la Sollevazione popolare di Gwangju e aveva condannato alla pena capitale Kim Dae Jung, personalità democratica, coinvolgendolo in questa rivolta. Abbiamo dunque proposto di intavolare dei colloqui volti alla riunificazione della patria secondo i princìpi precisati nella Dichiarazione congiunta Nord-Sud del 4 Luglio, dopo che Jeon Du Hwan avesse presentato le sue scuse alla popolazione sudcoreana.
Il 4 luglio 1972, quando Pak Jeong Hui era “presidente”, abbiamo pubblicato una Dichiarazione congiunta Nord-Sud che precisa che la riunificazione del paese deve realizzarsi secondo i princìpi dell'indipendenza, della pace e di una grande unione nazionale.
Abbiamo ugualmente dichiarato che l'apertura dei colloqui al vertice tra il Nord e il Sud implicava che fosse messo un termine alla propaganda anticomunista che si perseguiva in Corea del Sud e che la libertà d'attività politica sia assicurata a Kim Dae Jung, a Kim Yong Sam, a Kim Jong Pil e a numerose altre persone. Ci siamo dichiarati pronti a negoziare con le autorità sudcoreane a condizione che queste accettino le nostre esigenze.
I fantocci sudcoreani li hanno ancora rinviati argomentando che equivalevano a un'ingerenza nei loro affari interni. Le nostre esigenze non implicavano assolutamente un'ingerenza poiché si trattava di un affare sollevato in seno a una stessa nazione, e non tra due nazioni diverse.
Abbiamo proposto che sia data l'impossibilità di intavolare nell'immediato dei colloqui al vertice del Nord e del Sud, una conferenza consultiva politica che raggruppasse rappresentanti di diversi partiti e organizzazioni sociali e che fossero convocate le personalità democratiche del Nord e del Sud e che tutte le personalità democratiche coreane all'interno come all'esterno del paese vi partecipino.
Nondimeno, i fantocci sudcoreani hanno rifiutato ugualmente questa proposta. Noi non ci opponiamo ai colloqui tra il Nord e il Sud.
I problemi che consideriamo di esaminare nei colloqui tripartiti sono tali che non possono essere regolati, nel contesto attuale, che per via di negoziati tripartiti.
Desideriamo che si deliberi essenzialmente su due problemi nel corso di questi colloqui.
Intendiamo, innanzitutto, attraverso questi colloqui, rimpiazzare l'Accordo di armistizio concluso tra noi e gli Stati Uniti con un accordo di pace. Desideriamo, inoltre, adottare una dichiarazione di non aggressione tra il Nord e il Sud. Visto che la riunificazione del paese non potrà essere realizzata immediatamente, si tratta di un progetto dei più ragionevoli volto ad attenuare la tensione regnante in Corea. La nostra intenzione è di puntare con ciò, se non a una riunificazione immediata del paese, almeno al rilassamento della tensione persistente nel nostro paese. La sostituzione di un accordo di pace all'Accordo di armistizio, l'adozione di una dichiarazione da parte del Nord e del Sud e la riduzione delle forze armate delle due parti permetteranno di attenuare la tensione in Corea e, come
conseguenza, di riunire le condizioni basilari alla riunificazione pacifica del paese.
Gli Stati Uniti esigono attualmente che il Nord e il Sud negozino direttamente tra di loro, anche se il regime fantoccio sudcoreano non ha il diritto di regolare i problemi relativi alla sostituzione dell'Accordo di armistizio con un accordo di pace e all'adozione di una dichiarazione di non aggressione tra il Nord e il Sud.
L'Accordo di armistizio di Corea fu firmato dal nostro delegato e da quello degli Stati Uniti. È certamente vero che il rappresentante dei Volontari del popolo cinese è uno dei firmatari di questo accordo, ma quelli si sono ritirati già da lungo tempo dal nostro paese. Bisognerebbe anche che le due parti contraenti dell'Accordo di armistizio che sono attualmente in confronto tra di loro negozino tra loro per sostituirlo con un accordo di pace.
Attualmente, un americano comanda le “forze armate unite sudcoreo-americane”. La dichiarazione di non aggressione tra il Nord e il Sud non sarà dunque realmente valida in Corea del Sud a meno che non sia approvata da questo comandante. Supponiamo che una dichiarazione di non aggressione sia adottata tra il Nord e il Sud, essa non servirà a niente e diventerà lettera morta se gli americani non l'ammettono. Essa dovrà dunque assolutamente essere adottata durante colloqui tripartiti.
Gli Stati Uniti sono una delle parti contraenti dell'Accordo di armistizio di Corea. Se essi rifiutano di intavolare colloqui tripartiti, è perché vogliono controllare indefinitamente la Corea del Sud, loro base militare e loro deposito di armi nucleari, e minacciare così i paesi dell'Asia del nord-est.
Nessun sofisma può giustificare il loro rifiuto.
Noi reclamiamo e continueremo a reclamare l'apertura di colloqui tripartiti agli Stati Uniti.
Se si vuole risolvere il problema della riunificazione del nostro paese, bisogna che le autorità degli Stati Uniti siano persuase che noi non abbiamo l'intenzione di “invadere il Sud”.
Attualmente, questi ultimi continuano a pretendere falsamente che la potenza militare della Corea del Nord è superiore a quella della Corea del Sud e che una “minaccia d'aggressione contro il Sud” sussiste in Corea. Questo non è che un pretesto inventato puramente e semplicemente per perpetuare la loro occupazione della Corea del Sud.
Il signor Presidente Ishibashi ha elogiato il signor Kamura per aver precedentemente avuto ragione di dire che non esiste nel nostro paese una “minaccia d'aggressione contro il Sud”. Condivido il vostro parere.
Infatti, è evidente, secondo il buonsenso, che la nostra potenza militare non può essere superiore a quella della Corea del Sud. La metà nord della Repubblica è molto meno popolata della Corea del Sud e l'effettivo del nostro Esercito Popolare è inferiore alla metà di quello dell'esercito fantoccio sudcoreano. Dal punto di vista dell'equipaggiamento militare, quest'ultimo è dotato di armi sofisticate prodotte negli USA.
Io penso che i commentatori militari del Giappone e di qualsiasi altro paese negheranno l'affermazione secondo la quale il nostro potenziale militare è superiore a quello della Corea del Sud. Questa affermazione è priva di fondamento.
Ora, in seno al Congresso americano, si preconizza, invocando la nostra “superiorità” militare sulla Corea del Sud, che si accordi senza sosta, ogni anno, aiuto militare a quest'ultima.
Sotto il pretesto di un'immaginaria “minaccia d'aggressione proveniente dal Nord”, gli Stati Uniti concedono annualmente un importante aiuto militare alla Corea del Sud effettuandovi grandi manovre militari. L'anno scorso, hanno condotto manovre militari congiunte denominate “Team Spirit 83” e, quest'anno, le “Team Spirit 84”, di ampiezza più grande ancora. Numerose unità dell'esercito americano e dell'esercito fantoccio sudcoreano partecipano alle grandi manovre militari che hanno luogo ogni anno in Corea del Sud.
Non vogliamo né possiamo “invadere il Sud”. Non abbiamo l'idea di attaccare la Corea del Sud neanche se un avvenimento qualunque dovesse eventualmente prodursi; ci guarderemo dal creare una tensione, ma, al contrario, continueremo a operare per la distensione.
Le autorità americane devono credere che non vogliamo “invadere il Sud”. Se esse diffidano di noi, è perché mirano a fare della Corea del Sud la loro base militare e colonia per sempre.
L'orientamento definito dal nostro Partito per la riunificazione della patria è chiaro.
Durante il VI Congresso del Partito, abbiamo preconizzato che si instauri una repubblica confederale dove sia formato un governo nazionale unificato al quale il Nord e il Sud prendano parte su una base di eguaglianza e sotto il quale, investiti dei medesimi diritti e doveri, le due parti applichino rispettivamente un'autonomia regionale, a condizione che ciascuna di esse riconosca e ammetta interamente l'ideologia e il regime dell'altra.
Proponiamo che lo Stato confederale costituisca un'assemblea confederale nazionale suprema la cui presidenza sia occupata a turno dal rappresentante della Repubblica Popolare Democratica di Corea e quello della Corea del Sud.
Noi abbiamo da lungo tempo dichiarato di non avere l'intenzione di rendere comunista la Corea del Sud e l'abbiamo precisato nel rapporto presentato al VI Congresso del Partito. Importanti capitali del Giappone, degli Stati Uniti, della Germania Ovest, della Francia e di altri paesi sono impegnati in Corea del Sud. Se tentiamo di imporre la nostra ideologia e il nostro regime in Corea del Sud, ciò spaventerà gli stranieri che ci hanno messo i loro capitali. Così abbiamo precisato che non vogliamo rendere comunista questa parte della Corea. Ho parlato di questo argomento nel 1981 all'inviato speciale del presidente del Partito Social-Democratico di Germania allora in visita da noi.
Prendiamo in considerazione di lasciare tali e quali tanto i regimi sociali esistenti nel Nord e nel Sud della Corea che le relazioni estere che hanno intrecciato con altri paesi, così da evitare che l'uno calpesti i diritti dell'altro.
I nostri nemici, come alcuni giapponesi, chiamano la linea di demarcazione militare del nostro paese “diga contro il comunismo”. Vogliamo privare i nostri nemici di qualsiasi pretesto per farlo.
Insistiamo perché la Corea diventi un paese neutrale grazie alla fondazione di una repubblica confederale neutrale, fermi restando tali e quali i regimi sociali del Nord e del Sud. Puntiamo con ciò a impedire al nostro paese di diventare un satellite di qualsiasi altro paese.
Se la Corea diventasse un paese neutro, gli attuali regimi sociali del Nord e del Sud restando in piedi, essa potrebbe servire da zona tampone tra i regimi socialista e capitalista. Non sarebbe più allora questione di una pretesa minaccia che costituirebbe un regime comunista per il Giappone e il nostro paese sarebbe in grado di sviluppare le sue relazioni d'amicizia con tutti i paesi del mondo.
Vi ringrazio del vostro sostegno energico alla nostra proposta di colloqui tripartiti, dell'attenzione particolare prestata alla distensione nel nostro paese e del vostro aiuto alla nostra posizione.
Apprezziamo con molto favore il fatto che restiate fedeli alle vostre obbligazioni verso di noi e vi testimoniamo il nostro rispetto.
Spero che il vostro Partito continuerà a sostenerci e incoraggiarci.
Il signor Presidente Ishibashi ha espresso la sua determinazione a continuare a operare per la riaffermazione dell'amicizia tra i nostri due partiti. Gliene sono riconoscente.
Noi attribuiamo un'importanza capitale allo sviluppo delle nostre relazioni di buon vicinato, di fraternità e di amicizia col popolo giapponese.
È certamente vero che gli attuali governanti del Giappone osservano un atteggiamento nemico riguardo alla Repubblica Popolare Democratica di Corea praticando una politica di parzialità a favore della Corea del Sud. Penso tuttavia che sia un fenomeno momentaneo. Sono convinto che i rapporti tra la Corea e il Giappone miglioreranno in avvenire.
Il signor Presidente Ishibashi ha detto che il suo Partito militerà più dinamicamente ancora in avvenire al fine di impedire che il regime del Partito Liberal Democratico possa comportarsi arbitrariamente in Giappone. Gli accordo il mio appoggio senza riserve. Presagiamo con ottimismo che avrà un impatto tangibile sul Giappone. Il Partito Socialista del Giappone si fissa un eccellente programma d'azione: la pace, la democrazia e la neutralità senza militarizzazione.
In avvenire, perseguiremo il nostro sforzo per uno sviluppo continuo dei rapporti tra i nostri due partiti.
Quanto al problema della pesca sollevato tra i due paesi, la Corea e il Giappone, noi contiamo di fare in modo che il personale competente ne discuta con voi.
Noi non ci opponiamo al prolungamento della durata della validità dell'arrangiamento provvisorio sulla pesca privata tra la Corea e il Giappone. Il governo giapponese non si è mostrato amichevole verso il nostro paese durante la discussione iniziale del problema della pesca privata tra i due paesi, non che ora stia assumendo un atteggiamento più sfavorevole ancora verso di esso.
Qualche anno fa, quando fu stabilito che la nostra delegazione sarebbe andata in Giappone per deliberare sul problema del prolungamento della durata della validità dell'arrangiamento provvisorio della pesca, il governo giapponese ci ha posto delle condizioni incidenti mettendo in discussione la persona del capo della delegazione ed invocando non si sa che altro. Si è quindi mostrato molto ostile verso il nostro paese annunciandogli che ne accetteranno qualcuna e ne rifiuteranno qualcun'altra. Era un atto diretto a insultarci. Ci siamo dunque astenuti dall'inviare la nostra delegazione in Giappone. Penso che il governo giapponese abbia dunque agito in maniera molto ostile verso il nostro paese.
Che la nostra delegazione non possa arrendersi al Giappone, ciò non ci può impedire di sopravvivere e il fatto che quest'ultimo rifiuti di riconoscerci non impedisce alla Repubblica Popolare Democratica di Corea di esistere.
In origine, il nostro Partito ha fatto firmare l'arrangiamento provvisorio sulla pesca privata tra la Corea e il Giappone, malgrado l'attitudine ostile del governo giapponese riguardo al nostro paese, tenendo conto del suggerimento del Partito Socialista del Giappone e considerando il fatto che i pescatori giapponesi poveri venivano a pescare nelle nostre acque marittime. Non l'abbiamo fatto per amore del governo giapponese. Abbiamo firmato quell'arrangiamento mirante alla cooperazione nel campo della pesca tenendo in conto le relazioni d'amicizia tra i nostri due partiti e tra i nostri due popoli, così come gli interessi vitali dei pescatori poveri del Giappone.
Che il governo giapponese ci tratti amichevolmente o no non riguarda che delle persone particolari che vi siedono, mentre il popolo giapponese si mostra sempre amichevole nei nostri confronti.
Inoltre il prolungamento della durata della validità di quell'arrangiamento non pone un problema delicato. Non consideriamo questa questione come spinosa. Vi troveremo dunque una soluzione felice.
Sarebbe desiderabile che i due partiti convengano nel creare una commissione congiunta al fine di cooperare nel campo della pesca privata. Per discuterne converrebbe che una delegazione giapponese venisse da noi piuttosto che una nostra andasse in Giappone.
Non voglio parlare più oggi.
Se vi sono altri problemi da discutere, potrò incontrare di nuovo il signor Presidente a parte, e i quadri competenti dei due partiti potranno discutere tra di loro su eventuali problemi.
Grazie per la vostra attenzione.

A cura di Jean-Claude Martini
 
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