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Risposta a «Il Moscovita», G.V. Belinskij

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view post Posted on 9/8/2014, 19:26

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G.V. Belinskij

Risposta a «Il Moscovita»


L’accusa più forte e più pesante che gli scrittori della scuola retorica muovono a Gogol’, pensando di distruggerlo definitivamente, è che i personaggi, normalmente rappresentati nelle sue opere, oltraggiando la società… Una simile accusa mostra, più che altro, lo scarso livello culturale del nostro paese. In paesi il cui sviluppo è precedente di secoli al nostro non esiste neppure la possibilità di una simile accusa. Nessuno può dire che gli inglesi non siano gelosi del proprio onore nazionale; al contrario è difficile che ci sia un altro popolo il cui egoismo nazionale sia arrivato a tali estremi, come è stato per gli inglesi. E tuttavia essi amano il loro Gogart il quale ha rappresentato unicamente i difetti, la dissolutezza, i soprusi e la volgarità della società inglese dei suoi tempi. E nessun inglese dirà che Gogart ha calunniato l’Inghilterra, che egli non vedeva e non riconosceva in essa alcunché di umano, di nobile, di elevato e di bello. Gli inglesi comprendono che l’ingegno ha il pieno e sacrosanto diritto di essere unilaterale. D’altra parte, essi sono così profondamente coscienti della propria grandezza nazionale che non temono affatto che essa possa essere diminuita dalla rivelazione delle mancanze e delle zone d’ombra della società inglese. E così deve essere: quanto più l’uomo è forte, quanto più è moralmente elevato, tanto più coraggiosamente considera i propri punti deboli e le proprie mancanze. E questo si può applicare, a maggior ragione, ai popoli, i quali vivono non il tempo di un uomo, ma interi secoli. Un popolo debole, insignificante, che ha vissuto così completamente la propria vita, da non poter più andare avanti, ama soltanto lodarsi e teme, più di ogni altra cosa, di guardarsi le ferite: esso sa che sono mortali, che la sua realtà non gli offre nulla di rallegrante e che soltanto nell’autoinganno può trovare quelle false consolazioni che sono ricercate con tanta avidità dai deboli e dai decrepiti. Tali sono, ad esempio, i cinesi ed i persiani: a sentir loro non ci sono al mondo popoli migliori; tutti gli altri popoli sono, paragonati a loro, asini e farabutti. Un grande popolo, pieno di forza e di vita, non deve essere così: la coscienza delle sue mancanze, lungi dal portarlo a disperarsi e a dubitare delle sue forze, gli dà un nuovo vigore e lo anima per nuove imprese.

Edited by Andrej Zdanov - 9/8/2014, 21:12
 
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