Archivio Ždanov

Estratto dall’intervento del compagno M. A. Šolokhov al XXIII Congresso del PCUS

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 7/8/2014, 21:07

Advanced Member

Group:
Administrator
Posts:
1,394

Status:


Estratto dall’intervento del compagno M. A. Šolokhov al XXIII Congresso del PCUS


…Vorrei dire alcune parole su quello che è il posto dello scrittore nella vita della società. Quali sono i fenomeni che caratterizzano la vita della nostra società contemporanea e quale deve essere la posizione dello scrittore, in quanto uomo di cultura, nei confronti di questi fenomeni?
Appare chiaro, secondo me, ad ogni persona senza preconcetti, che nel mondo avvengono dei processi che non permettono allo scrittore o all’artista onesto di restarsene in disparte ad osservare. Sembrerebbe una verità assai semplice eppure, talvolta, occorre ricordarla. L’umanità vive oggi degli avvenimenti burrascosi. Continua l’aggressione americana nel Vietnam. Si sperimentano mezzi distruttivi d’inaudita potenza. I militaristi e i revanscisti della Germania occidentale cercano di ottenere queste armi. L’arte reazionaria borghese alimenta negli uomini, con tutti i mezzi, le più basse passioni e, agendo come le forze del male nelle antiche favole dei popoli di tutti i paesi, cerca di tramutare l’uomo nel suo opposto, di privarlo della sua immagine e della sua anima umane. I sintomi sono diversi ma testimoniano tutti fenomeni dello stesso tipo.
Il nostro paese e gli altri paesi socialisti sono divenuti, agli occhi di milioni di lavoratori in tutto il mondo, dalle più disparate opinioni politiche e dal diverso colore della pelle, i baluardi della speranza e della fede nel luminoso avvenire. (Applausi fragorosi). Tutto ciò che noi edifichiamo e creiamo, ciò per cui lavorano i nostri operai, contadini, scienziati e artisti, ciò a cui ci ispira il nostro partito, tutto si edifica e si crea per la pace sulla terra, per il trionfo del libero lavoro, in nome degli ideali della democrazia, del socialismo, dell’amicizia fraterna e della collaborazione fra i popoli. Per l’uomo. Per l’umanità.
Anche oggi, con la stessa attualità, risuona per gli artisti di tutto il mondo la domanda di Maksim Gor’kij: «Con chi state, maestri della cultura?». La schiacciante maggioranza degli scrittori sovietici e degli intellettuali progressisti degli altri paesi risponde chiaramente a questa domanda con la sua opera.
Sulla funzione dell’artista nella vita della società io ho conversato spesso con scrittori e con corrispondenti di giornali e di riviste in occasione di diverse assemblee pubbliche. In particolare, ho dedicato a quest’argomento buona parte del mio discorso al municipio di Stoccolma in occasione della cerimonia per la consegna dei premi Nobel, l’anno scorso. L’auditorio era alquanto diverso da questo. (Animazione nella sala). E anche la forma di esposizione dei miei pensieri fu, in rapporto a ciò, differente. La forma! Non il contenuto. (Applausi fragorosi, prolungati).
In qualsiasi posto e in qualsiasi lingua, noi parliamo sempre da comunisti. A qualcuno la cosa potrà anche non piacere ma ormai tutti ci hanno fatto l’abitudine. Inoltre è proprio questo fatto a suscitare il rispetto generale. (Applausi fragorosi). Ovunque si trovi, il cittadino sovietico deve comportarsi da patriota sovietico. Noi, letterati sovietici, determiniamo il posto dello scrittore nella vita della società come comunisti, come figli della nostra grande Patria, come cittadini del paese che lavora all’edificazione della società comunista, come interpreti delle idee umanistico-rivoluzionarie del partito, del popolo e dell’uomo sovietico. (Applausi fragorosi).
Il quadro risulta del tutto differente nel caso di uno scribacchino che scrive da noi in un modo e all’estero in un altro. Egli usa sempre la stessa lingua russa ma in un caso per mascherarsi e nell’altro per profanare questa lingua col suo odio furioso per tutto ciò che esiste di sovietico, tutto ciò che è per noi caro e sacro.
Io sono uno di quegli scrittori che, come tutti i sovietici, sono orgogliosi di essere una piccola parte di un popolo grande e nobile. (Applausi fragorosi, prolungati). Sono orgogliosi di essere figli di una Patria potente e bella. Essa ci ha creati, ci ha dato tutto, senza misura. Noi le dobbiamo tutto. Noi chiamiamo la nostra Patria sovietica col nome di Madre. Noi tutti siamo membri di una grande famiglia. Come reagire quindi al comportamento di traditori che attentano a quanto abbiamo di più caro? La saggezza popolare constata amaramente: «Ogni famiglia ha il suo mostro». Ma c’è mostruosità e mostruosità. Penso che tutti lo comprendano; non c’è niente di più sacrilego e rivoltante che insultare la propria madre, offenderla volgarmente, alzare contro di lei la propria mano! (Applausi fragorosi, prolungati).
Io mi vergogno per coloro che hanno calunniato la Patria e hanno infangato ciò che abbiamo di più caro. Essi sono degli amorali. Io mi vergogno per coloro che hanno cercato e cercano di prenderne le difese, qualsiasi motivo abbiano per farlo. (Applausi prolungati).
Mi vergogno doppiamente per coloro che offrono i loro servigi e chiedono che i rinnegati vengano affidati alla loro tutela.
Troppo care ci sono costate le nostre conquiste, amiamo troppo il regime sovietico per permettere che si possa calunniarlo ed infangarlo impunemente. (Applausi fragorosi).
Alcuni, nascondendosi dietro frasi umanitarie, lamentano la severità della condanna. Vedo qui i delegati politici dell’Armata Sovietica. Come si sarebbero comportati se in uno dei reparti fossero stati scoperti dei traditori?! I nostri soldati sanno bene che il senso d’umanità non ha nulla a che vedere con la bavosità. (Applausi prolungati).
E penso anche ad un’altra cosa. Fossero saltati fuori due ribaldi dalla coscienza sporca come questi nei memorabili anni Venti, quando si giudicava senza la delimitazione severa degli articoli del codice penale ma «lasciandosi guidare dalla coscienza rivoluzionaria della giustizia» (applausi), ah, non sarebbero stati trattati così, questi lupi mannari! (Applausi). E si ha ancora il coraggio, vedete, di criticare la «severità» della condanna.
Vorrei dire ai difensori borghesi dei libellisti: non preoccupatevi dell’integrità della critica nel nostro paese. Noi sosteniamo e sviluppiamo la critica, essa risuona con severità anche nel presente congresso. Ma la calunnia non è critica e il fango delle pozzanghere non è colore per la tavolozza di un pittore! (Applausi fragorosi).
 
Web  Top
0 replies since 7/8/2014, 21:07   108 views
  Share