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La democrazia socialista e la lotta contro la diversione ideologica, Pravda

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view post Posted on 8/2/2014, 15:34

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Dalla «Pravda», 22 febbraio 1966:


La democrazia socialista e la lotta contro la diversione ideologica


Alla vigilia dell’imminente congresso del nostro partito ogni uomo sovietico, volgendo lo sguardo al cammino percorso, rileva, con senso di soddisfazione ed orgoglio, come si sia arricchita la vita della nostra società, come in essa si siano sviluppati i princìpi creativi, come si sia rafforzata la democrazia socialista, come sia aumentata la fiducia degli uomini nel futuro e l’aspirazione a fare di tutto perché questo futuro porti al popolo nuove ricchezze materiali e spirituali.
Il partito, ponendo decisamente fine alla violazione delle norme leniniane nella vita del partito stesso e dello stato e alle manifestazioni del soggettivismo, ha aperto orizzonti sterminati dinnanzi all’iniziativa e all’attivismo delle masse popolari. Tutto ciò contribuisce alla facile soluzione dei compiti dell’edificazione comunista e al completo sviluppo della personalità del cittadino sovietico. Il ristabilimento delle norme leniniane nella nostra vita e lo sviluppo della democrazia socialista hanno influito in modo assolutamente positivo sulla cultura sovietica. Gli scrittori e gli artisti creano opere di alto valore contenutistico e formale, che rivelano i tratti comunisti del carattere dell’uomo e che esercitano un potente influsso su milioni di persone.
Gli scrittori e gli artisti sovietici, completamente liberi nella loro attività creativa, nella scelta della tematica e della forma delle loro opere, raccontano la verità sulla nostra vita, sulle nostre grandi idee e sulla loro attuazione, sui sentimenti e le aspirazioni degli edificatori del comunismo. Allo stesso tempo essi mettono in luce nelle opere anche i lati oscuri della nostra realtà e criticano tutto ciò che ne ostacola il cammino in avanti. Questa critica è pungente e severa. In essa si manifesta il grande interesse dell’intellighenzia sovietica, come di tutti i cittadini del nostro paese, per l’edificazione del comunismo, la preoccupazione per il bene dello Stato, della società e del popolo.
L’arte e la letteratura, qui da noi, vivono e si sviluppano nell’atmosfera fresca e pulita della partecipazione popolare ai successi artistici degli intellettuali.
Tutto ciò suscita le violente ire dei nemici di classe del sistema socialista che all’estero seguono con crescente preoccupazione la edificazione del comunismo nel nostro paese, il rafforzamento della nostra società, e vedono come questo grande esempio eserciti un influsso su tutta l’umanità, sul mondo intero.
In questa situazione, i circoli dirigenti dei paesi imperialisti, ricorrendo alle forme più varie di lotta contro il socialismo, attribuiscono una particolare importanza all’aggressione ideologica e all’azione di diversione ideologica contro i paesi socialisti. Essi si sforzano in ogni modo di trasferire questa lotta sul territorio dei paesi socialisti, cercando di pescare, con l’amo arruginito della «coesistenza pacifica tra le ideologie», coloro che sono sensibili a frasi false ed ipocrite del tipo «democrazia senza partito», «assoluta libertà di creazione artistica», «apoliticità» dell’arte, ecc. L’intellighenzia sovietica, memore del fatto che la coesistenza pacifica di stati con differente regime sociale non comporta l’indebolimento della lotta ideologica, come è stato sottolineato nel Programma del PCUS, esercita la dovuta vigilanza. Essa, partecipando attivamente all’edificazione della nuova società, si tiene solidamente ancorata alla concezione comunista del mondo e conduce un’accanita lotta offensiva contro l’ideologia borghese.
Ma è accaduto che nella buona, sana e unita famiglia degli intellettuali sovietici si insinuassero due persone le quali, celandosi dietro l’apparenza di onesti letterati, dovevano invece eseguire il compito loro assegnato dai nostri nemici e di fatto erano divenuti gli esecutori di una vera e propria diversione ideologica. Stiamo parlando di Sinjavskij e Daniel’, colti in flagrante e condannati da un un tribunale sovietico. Come è noto, essi inviavano segretamente, violando la legge, le loro opere antisovietiche a centri stranieri di propaganda nemica, che utilizzavano questo materiale per gli scopi della loro azione sovversiva contro il regime e il popolo sovietici.
I nostri lettori ricordano le circostanze di questo caso. Il processo contro i malfattori era pubblico, aperto. Ne sono stati dati ampi resoconti sui giornali. Il dibattito giudiziario si è svolto in piena conformità alla legge. La colpevolezza dei malfattori è stata pienamente provata. La giusta condanna dei calunniatori è stata accolta favorevolmente dai cittadini sovietici.
Naturalmente, gli stati maggiori imperialisti della lotta ideologica hanno digrignato i denti. La stampa borghese cerca di sfruttare il processo contro Sinjavskij e Daniel’ per una nuova campagna antisovietica, facendosi in quattro per sostenere che nell’Unione Sovietica è stata violata la libertà e la democrazia. Oh, signori falsi e ipocriti! I sovietici sanno bene quali «libertà» del mondo capitalista voi propagandiate e vorreste imporre ai paesi socialisti: la libertà di sfruttare spietatamente col capitale milioni di lavoratori, la libertà per un’insignificante minoranza di disporre della sorte di popoli interi, la libertà di ingannare ed opprimere i lavoratori, la libertà di propagandare la guerra, la reazione e le rabbiose calunnie contro i paesi socialisti e i comunisti.
I nostri nemici di classe, nella loro ira per il processo, giungono al parossismo. E non potevano reagire altrimenti: è sempre così quando falliscono le loro macchinazioni contro l’Unione Sovietica.
Purtroppo la campagna in difesa dei due sabotatori letterari, organizzata in Occidente con slancio mai visto, ha disorientato qualche persona onesta. Alcuni esponenti dell’intellighenzia progressista, non disponendo evidentemente delle necessarie informazioni e accettando per buoni gli scritti della stampa borghese — la quale, mettendo da parte ogni pudore, pone Sinjavskij e Daniel’ sullo stesso piano di Gogol’ e Dostoevskij e assicura che al processo si sono dibattuti i problemi della letteratura e della libertà artistica — si sono allarmati. Essi hanno incominciato a cercare nel processo contro i due antisovietici un qualche senso recondito: non viene ad essere compromesso lo sviluppo della democrazia nell’URSS? Non è il caso di ritenere che nell’URSS venga violata la libertà artistica? Coloro che conoscono la vita sovietica possono, di fronte a queste artificiose domande, provare soltanto imbarazzo. L’esame dei reati commessi da Sinjavskij e Daniel’, l’attento ed obiettivo svolgimento di questo caso, confermano eloquentemente la democraticità del sistema sovietico.
Sinjavskij e Daniel’ non sono stati affatto tratti in giudizio come scrittori ma come persone colpevoli di atti criminosi contro il sistema sovietico, il popolo sovietico e le sue conquiste rivoluzionarie.
E appare assolutamente equa la dichiarazione del Segretario centrale dell’Unione degli scrittori dell’URSS, contenuta nella lettera aperta, pubblicata il 19 febbraio nella «Literaturnaja Gazeta»: «Le attività antisovietiche di Sinjavskij e Daniel’ sono state dimostrate sia in base a documentazioni sia sulla scorta delle deposizioni dei testimoni. Essi sono stati processati non per una loro particolare maniera compositiva, come vorrebbero far credere alcuni giornali borghesi, ma per aver consapevolmente calunniato lo Stato sovietico, il nostro regime, la nostra società, il plurinazionale popolo sovietico, il Partito comunista e il Governo sovietico. Non a caso all’estero le loro opere sono subito entrate nel repertorio dei più accaniti cantastorie antisovietici.
…Contando sull’attivo appoggio di milioni e milioni di cittadini, lo Stato sovietico si difende con la forza delle sue leggi da tutti i tentativi diretti a denigrare o a minare i suoi princìpi e le sue norme giuridiche».
Come viene sottolineato in questa lettera aperta, gli scrittori sovietici, in unione col popolo, hanno sostenuto, sostengono e sosterranno sempre il loro Stato. «Noi non l’abbiamo mai nascosto né abbiamo intenzione di nasconderlo in futuro — scrivono gli scrittori sovietici — ed è proprio per questo che le azioni ignobili di Sinjavskij e Daniel’ hanno suscitato in noi sdegno e condanna, mentre la sentenza pronunciata dal tribunale, e che risponde allo spirito e alla lettera della nostra legge, ha trovato la nostra approvazione».
Non si possono confondere le carte in tavola, affermando che gli imputati sono stati condannati per lo «spirito critico» delle loro opere. La calunnia non è mai stata una forma di critica mentre degli attacchi rabbiosi, dettati da propositi ostili, non possono essere considerati alla stregua di denunzia di difetti.
Per quanto riguarda i discorsi sulla democrazia dei difensori stranieri dei calunniatori, essi hanno sbagliato indirizzo. Fedeli ai precetti di Lenin, i sovietici edificano instancabilmente e coerentemente, per la prima volta nella storia dell’umanità, una società autenticamente democratica.
Quelli che adesso cercano di disquisire sulla «imperfezione» o sulla «incompiutezza» della democrazia socialista, vadano a vedere come Lenin smascherò i falsi sproloqui di Kautskij in difesa delle «bellezze» di una certa democrazia «pura» e a condanna del sistema sovietico che, secondo lui, escludeva la democrazia in genere!
Lenin scrisse: «La borghesia e i suoi sostenitori ci accusano di violare la democrazia. Noi affermiamo che la rivoluzione sovietica ha dato un impulso mai visto allo sviluppo della democrazia, in profondità e larghezza; democrazia che è, inoltre, per i lavoratori e per le masse oppresse dal capitalismo, cioè una democrazia per la stragrande maggioranza del popolo, democrazia che quindi è socialista (per i lavoratori) a differenza di quella borghese (per gli sfruttatori, i capitalisti e i ricchi)».
Il partito rafforza e sviluppa la democrazia socialista, chiamando sempre più larghi strati popolari alla direzione dello Stato e della società; esso ha fatto tutto quanto occorreva perché non si abbiano a ripetere mai più quelle violazioni della legalità che hanno impedito la democrazia nel suo sviluppo. Tutto questo è ben noto. Ma è altrettanto noto che la democrazia non è affatto una forma di governo che presuppone l’impunità dei reati. La democrazia, come insegna il marxismo-leninismo, è una forma di governo, una delle sue varietà. Essa contempla delle misure efficaci contro coloro che tentano di minare il sistema statale, fondato sulla volontà del popolo, il quale ultimo gode di un’autentica e reale libertà.
Lenin, sottolineando che il potere rivoluzionario, che agisce nell’interesse della stragrande maggioranza del popolo, deve essere ferreo, coraggioso, rapido e spietato nel reprimere i suoi nemici, previde allo stesso tempo che, nella misura in cui il compito fondamentale del potere si fosse spostato dalla repressione armata alla direzione pubblica, tipica forma di repressione dei nemici sarebbe divenuto il tribunale. Il nostro tribunale giudica i colpevoli secondo la legge.
Avendo edificato il socialismo e accingendoci all’edificazione del comunismo, ci siamo innalzati ad un nuovo, più alto livello di sviluppo della democrazia, il che ha un influsso positivo su tutto lo sviluppo sociale. Ma anche adesso, dato che i nemici di classe all’estero continuano la loro lotta contro di noi, il popolo sovietico e lo Stato popolare da esso creato devono esercitare una costante vigilanza sui tentativi di questi nemici e frustrarli.
Ed è perlomeno strano attendersi da un nostro tribunale «un atteggiamento liberale» nei confronti degli agenti provocatori ideologici del nemico, colti con le mani nel sacco.
A. M. Gorkij ci ha richiamati a far fronte decisamente al capitale che agisce dal di fuori contro il lavoro creativo del Paese dei Soviet e allo stesso tempo a non usare alcuna indulgenza per coloro che, con la loro azione all’interno del paese, «favoriscono le sue intenzioni banditesche, in misura della loro viltà».
Noi siamo convinti che tutti coloro che hanno a cuore la causa della democrazia e del socialismo ci comprenderanno. La compattezza nella lotta contro l’imperialismo, la costanza nel difendere i princìpi leniniani della democrazia socialista, l’unità nella valutazione degli ideali dell’umanesimo socialista e degli obiettivi del progresso sociale hanno un grandissimo valore per la vittoria delle nostre grandi idee comuni.
Il PCUS e lo Stato sovietico anche in futuro rafforzeranno con ogni mezzo il regime socialista, contribuiranno allo sviluppo delle forze creative del popolo, proteggeranno la sacra libertà personale di ogni cittadino sovietico, educheranno tutti gli uomini sovietici nello spirito di un’assoluta dedizione alla Patria, nello spirito di un’incrollabile fedeltà alle idee del comunismo.
Il popolo sovietico, strettamente unito intorno al Partito comunista e al governo, continuerà anche in futuro ad edificare con successo il comunismo nel nostro paese, a sviluppare e a perfezionare la nostra società, la più democratica che la storia abbia conosciuto. Esso continuerà come sempre a far fronte con decisione alle diversioni ideologiche dell’imperialismo.
Gli uomini sovietici vedono in questo il loro dovere di fronte alla Patria socialista. Vedono in questo il loro dovere internazionale di fronte ai lavoratori di tutto il mondo.

Edited by Andrej Zdanov - 8/2/2014, 21:25
 
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