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Discorso alla fabbrica Avto-Praga, Leonid Brežnev

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view post Posted on 26/11/2013, 16:11

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Da L.I. Brežnev, La via leninista, vol. III, Editori Riuniti, 1974, pp. 341-349:


Discorso alla fabbrica Avto-Praga*


Cari compagni! Permettetemi prima di tutto di ringraziarvi cordialmente per le calorose accoglienze e per tutte quelle buone parole che sono state pronunciate qui all’indirizzo dello Stato sovietico e del Partito comunista dell’Unione Sovietica. Noi membri della delegazione del PCUS, giunti nel vostro paese per assistere ai lavori del XIV Congresso del PCC, trasmetteremo con viva gioia il saluto fraterno delle maestranze dell’Avto-Praga e dei rappresentanti delle altre fabbriche della capitale cecoslovacca, al nostro popolo, ai comunisti sovietici, alla classe operaia dell’URSS. Permettetemi perciò di aggiungere al nostro ringraziamento personale, il ringraziamento di tutto il popolo lavoratore sovietico. Grazie a voi, compagni!
Nel cuore di ogni cittadino sovietico già il solo nome della fabbrica Avto-Praga suscita un moto di simpatia. Noi non dimentichiamo gli amici e sappiamo apprezzare il coraggio e la fermezza dei compagni di fede nella lotta per la nostra causa comune: la causa della costruzione del socialismo e del comunismo. Noi ricordiamo bene la difficile estate del 1968, quando tutti i sovietici, effettivamente tutti, dal dirigente del partito e del governo agli operai e ai colcosiani, hanno seguìto con emozione e preoccupazione come si andava addensando sulla Cecoslovacchia socialista l’ombra di un rivolgimento controrivoluzionario. Allora non «duemila parole», ma forse due e persino ventidue milioni di parole, sono state dette dai nemici del socialismo per minare la fiducia del popolo lavoratore del vostro paese nella via dello sviluppo leninista socialista. Molto è stato messo in moto per minare l’autorità del PCC, per privarlo della sua funzione dirigente nella società e per introdurre, con somma gioia dell’imperialismo, un cuneo fra l’Unione Sovietica e la Cecoslovacchia, per strapparla dalla comunità fraterna dei paesi socialisti. Ed ecco che in quel momento proprio da qui, dalla vostra fabbrica Avto-Praga, ha risuonato la voce appassionata di 99 internazionalisti che hanno trovato in se stessi il coraggio per dire, rivolgendosi ai sovietici: «La nostra amicizia, la nostra alleanza sono state consacrate dal sangue versato in comune presso Sokolovo, sul Dukla e su altri campi di battaglia. I nostri nemici non cambiano, si tratta sempre degli imperialisti e dei loro servizi segreti, solo ora sono più esperti e perciò più pericolosi…».
Perdonatemi se cito qui questa lettera, voi certamente la ricordate bene, dato che qui si trovano molti di coloro che l’hanno scritta. Ma io non posso fare a meno di ricordarvela, poiché per scrivere queste parole e per farle pubblicare sulla Pravda, giornale dei comunisti sovietici, bisognava avere, nella Cecoslovacchia dell’estate 1968, un grande coraggio, un vero coraggio di rivoluzionario operaio.
Il nostro popolo, noi tutti sappiamo bene che gli autori della Lettera dei 99 hanno dovuto subire molte angherie. I nemici del socialismo li hanno sottoposti a vere e proprie persecuzioni, chiamandoli «rinnegati» e addirittura «traditori». Ma nella Lettera dei 99, così come anche negli interventi di molti altri patrioti della Cecoslovacchia socialista, ha risuonato in tutto il mondo la vera voce della classe operaia cecoslovacca. Questa voce non poteva certo essere messa a tacere con qualche stratagemma degli specialisti della propaganda antisocialista e antisovietica, con qualche calunnia, con qualche menzogna.
Questa voce, e le voci degli altri comunisti e dei senza partito fedeli alla causa del socialismo ― operai, contadini, intellettuali della Cecoslovacchia ― è stata sentita. Queste voci hanno trovato una viva eco in tutto il PCC, in tutto il paese, nel cuore di tutti gli uomini onesti. Grazie alla fermezza dei veri comunisti, con l’aiuto fraterno dell’URSS e di altri paesi socialisti, le forze sane del PCC sono riuscite a far fallire il tentativo di un rivolgimento controrivoluzionario nel paese, a sbaragliare le forze antisocialiste, opportunistiche di destra e revisionistiche, ad incamminarsi di nuovo sulla via marxista-leninista. La vita ha dimostrato con estrema chiarezza chi era in realtà un rinnegato e un traditore e chi un vero cittadino della società socialista. Dove sono oggi tutti coloro che lanciavano appelli contro 99 patrioti? Dove sono i loro protettori, uomini politici con due facce, che hanno parlato molto, anzi moltissimo, del «socialismo umano», ma hanno fatto ancora di più per scatenare nel paese una campagna di persecuzioni fra le più sfrenate contro i difensori delle conquiste socialiste del popolo cecoslovacco? Il partito li ha cacciati via dalle sue file, il popolo li ha respinti con disprezzo. Ed ecco invece che gli autori della Lettera dei 99 sono qui, fra di noi. Insieme ai loro fratelli di classe essi rafforzano con il loro lavoro la loro repubblica e la causa del socialismo in tutto il mondo. E il loro coraggioso intervento nell’estate 1968 è entrato nella storia del movimento operaio internazionale come un atto di autentico internazionalismo socialista.
Onore e gloria ai fermi rivoluzionari-internazionalisti!
Cari amici! Alla nostra delegazione ha fatto molto piacere visitare la vostra fabbrica, incontrarsi con gli operai di Praga. Per me ciò è stato particolarmente piacevole, poiché ho trascorso tutta la mia giovinezza in mezzo ad un collettivo aziendale. Trovandoci qui fra di voi, vien fatto di pensare involontariamente all’immenso ruolo esercitato dalla classe operaia nell’edificazione socialista in tutta la vita dei paesi socialisti. Ciò è dimostrato da tutta la storia della lotta per il socialismo e il comunismo, da tutta la nostra esperienza. Tutti voi sapete benissimo che la forza fondamentale del febbraio vittorioso del 1948 in Cecoslovacchia, così come nell’ottobre 1917 in Russia, è stata proprio la classe operaia, che si è sollevata decisamente sotto la guida dei comunisti nella lotta contro la borghesia e che è stata seguìta dai contadini, dagli intellettuali, da tutto il popolo lavoratore.
Voi, operai cecoslovacchi, comunisti cecoslovacchi, avete una buona forma di saluto: «Čest praci» ― gloria al lavoro. Gloria al lavoro, gloria alle mani operaie che edificano il socialismo, che creano tutto ciò che la civiltà moderna mette a disposizione dell’uomo: dagli strumenti più delicati alle gigantesche centrali elettriche, dalle navi spaziali alle case in cui viviamo. Tutto quello che c’è intorno a noi è opera delle mani operaie! E poi, a dir il vero, nella nostra società socialista anche gli intellettuali, anche tutti i quadri dirigenti sono anch’essi, per così dire, in primo luogo un’emanazione della classe operaia, sono usciti dalle sue file, sono legati ad essa da vincoli di parentela diretta. Gli operai sono la forza più rivoluzionaria e più disciplinata della società, la forza interessata più di ogni altra alla realizzazione degli ideali socialisti e comunisti dello sviluppo sociale. Proprio per questo ricade sulla classe operaia anche la responsabilità principale per quel che riguarda le sorti del socialismo. Proprio per questo i nemici del comunismo non lesinano gli sforzi per privare la classe operaia del suo ruolo dirigente, per disorientare gli operai, per introdurre nell’ambiente operaio un’ideologia ad esso estranea, per indebolire la coscienza di classe dei lavoratori. Essi, purtroppo, hanno agito così anche da voi, in Cecoslovacchia!
Voi ricorderete certamente che nell’arsenale delle forze di destra e antisocialiste, c’erano non poche parole altisonanti. Speculando su alcune difficoltà economiche, queste forze denigravano l’intero sistema dell’economia socialista. Esse volevano liquidare la proprietà di tutto il popolo sulle officine, sulle fabbriche e sulle miniere. Esse negavano il principio leninista della pianificazione dell’economia e volevano sostituire la pianificazione con la «libera concorrenza» tra le aziende. Esse sognavano di far rinascere nella repubblica il «mercato dei capitali» e il «mercato del lavoro» e cioè, traducendo le loro parole in un linguaggio comprensibile a tutti, la borsa dei valori e la disoccupazione. I sovietici hanno costatato con viva soddisfazione che la classe operaia della Cecoslovacchia ha respinto le «riforme» del socialismo, auspicate dal revisionismo di destra. La classe operaia ha compreso che i «destri» avrebbero portato alla scomparsa di tutto quello per cui avevano lottato per decenni i lavoratori della Cecoslovacchia sotto la direzione del loro partito comunista. Essa ha preso posizione a favore del rafforzamento della proprietà socialista, a favore di una linea veramente socialista nell’economia.
Noi sappiamo che i «destri» giravano apposta nelle fabbriche per parlare della democrazia, della necessità di svilupparla. È stata estratta dalla polvere dei tempi la parola d’ordine della cosiddetta democrazia «pura», «senza classi», cioè di una democrazia che non esiste. Sotto il paravento di una simile demagogia i revisionisti di destra violavano le leggi democratiche della Cecoslovacchia socialista, conquistate dalla classe operaia. Nel paese veniva fomentato un clima di terrore politico contro i difensori del socialismo che venivano privati, in sostanza, dei diritti più elementari garantiti dalla legge. La famigerata «libertà di discussione» si trasformava di fatto in libertà d’azione per i nemici del socialismo. Ma la classe operaia della Cecoslovacchia non si è lasciata ingannare. Essa ha dimostrato che è stata, è e sarà la fautrice più coerente della democrazia: non della menzognera democrazia borghese, ma dell’autentica democrazia socialista, che dà ai lavoratori stessi la possibilità di governare lo Stato e di articolare la vita della società nell’interesse del popolo lavoratore.
Le forze di destra spingevano il vostro paese sulla via della sottomissione all’Occidente capitalistico. I sovietici lo hanno capito perfettamente e lo ha compreso anche la classe operaia cecoslovacca che non ha infatti seguìto i «destri». Così come nel febbraio 1948, essa si è pronunciata a favore del socialismo, ha seguìto il suo partito comunista.
Onore e gloria alla classe operaia cecoslovacca!
Gloria al lavoro e alla lotta dei costruttori del socialismo! Čest praci!
Compagni! Già da tre giorni assistiamo ai lavori del XIV Congresso del PCC. Noi possiamo dire con convinzione che il congresso produce una profonda, forte impressione. Nel rapporto d’attività del CC del PCC, presentato dal compagno Gustav Husak, nonché nelle relazioni dei compagni Lubomir Strougal e Milos Iakes e nell’intervento del presidente della repubblica compagno Ludvik Svoboda, è contenuta una profonda analisi marxista-leninista del cammino percorso dal PCC e dalla società cecoslovacca negli ultimi anni, è tracciata una chiara linea per l’avvenire.
Nel mio intervento al congresso ho già detto, e voglio ripeterlo qui ancora una volta, che il XIV Congresso del Partito comunista cecoslovacco può essere chiamato a pieno diritto il congresso della vittoria sui nemici del socialismo nella RCS, il congresso del trionfo del socialismo.
Le prospettive di un ulteriore sviluppo della Cecoslovacchia, che sono state oggetto di approfondita discussione al congresso del partito, sono veramente entusiasmanti. È chiaro che i provvedimenti indicati dal partito per il prossimo quinquennio, si ripercuoteranno sensibilmente sia sulla vita di tutta la società, che su quella di ogni singola famiglia, di ogni uomo. È chiaro che l’attuazione delle decisioni del congresso aprirà la strada verso nuove vittorie del socialismo in Cecoslovacchia, contribuirà a rafforzare la potenza di tutta la comunità socialista. È chiaro anche che la realizzazione di queste decisioni può essere assicurata solo col lavoro tenace, creativo degli operai, dei contadini, dei lavoratori della mente del vostro paese.
Noi crediamo che la classe operaia della Cecoslovacchia farà il possibile per tradurre in realtà gli audaci piani del suo partito comunista, farà il possibile affinché i prossimi anni diventino anni di nuova prosperità della vostra repubblica.
Permettetemi di augurare, a nome della delegazione del partito comunista dell’Unione Sovietica, di tutto il popolo sovietico agli operai, agli ingegneri, ai tecnici, agli impiegati della fabbrica Avto-Praga e di tutte le officine e fabbriche di Praga, ai lavoratori della Cecoslovacchia un grande e pieno successo nella realizzazione delle decisioni del congresso del partito per il bene della vostra bellissima patria socialista!
Compagni! Voi certamente sapete che anche da noi ha avuto luogo recentemente il congresso del partito, il XXIV Congresso del PCUS. Esso ha discusso e approvato il programma di sviluppo del nostro paese per il quinquennio 1971-1975 e ha definito le direttrici principali della politica del partito per i prossimi anni. In breve, il senso fondamentale di questa politica consiste nel compiere, utilizzando insieme le realizzazioni della rivoluzione tecnico-scientifica e i vantaggi del sistema dell’economia socialista, un altro importante passo in avanti nell’edificazione del comunismo, nell’assicurare quell’aumento del livello di vita del popolo che finora non abbiamo ancora potuto permetterci.
Il nostro scopo è quello di rendere la vita dei sovietici ancora migliore, più bella, più felice. Noi andiamo incontro ad altri anni di lavoro intenso e entusiasmante. Questa è per noi l’unica via verso il benessere e la felicità, verso un radioso avvenire comunista. Il caloroso appoggio prestato da tutti i sovietici alle decisioni del congresso, i nuovi successi nel lavoro, con cui essi hanno risposto a queste decisioni, tutto ciò sta a dimostrare che gli obiettivi che ci siamo prefissi saranno raggiunti, poiché il popolo e il partito marciano uniti, e in ciò risiede la nostra principale forza!
Compagni! Noi compiti definiti dal congresso del nostro partito riguardanti i vari settori dell’economia sovietica, si tiene conto anche degli Stati socialisti amici. In base agli accordi conclusi, l’URSS fornirà nel quinquennio in corso alla sola Cecoslovacchia circa 70 milioni di tonnellate di petrolio. Ma noi forniremo molto petrolio anche alla RDT, alla Polonia, all’Ungheria, alla Bulgaria, a Cuba e ad altri paesi socialisti. I paesi fratelli riceveranno da noi anche minerali in maggior quantità per la metallurgia ferrosa e non ferrosa, più gas, più carbone, più fertilizzanti. A sua volta, anche noi contiamo che continueranno ad arrivare nell’Unione Sovietica, dai paesi socialisti, prodotti e merci di cui ha bisogno la nostra economia nazionale.
Lo sviluppo della collaborazione economica reciprocamente vantaggiosa è previsto nei piani economici nazionali quinquennali dei nostri Stati. Noi speriamo che nei prossimi anni si riuscirà a fare notevoli passi in direzione dell’integrazione economica dei paesi del socialismo, in direzione di una sempre maggiore specializzazione e cooperazione della produzione.
Non si può fare a meno di rilevare che alla Cecoslovacchia con la sua alta cultura tecnica, con le sue tradizioni in questo campo, con la sua potente base industriale, spetta in questo processo un importante ruolo. Sono note a tutto il mondo le grandi qualità degli operai cecoslovacchi, il loro talento, l’alta preparazione professionale, lo spirito di organizzazione e la laboriosità. Del resto, ogni paese socialista apporta alla nostra causa comune un proprio contributo prezioso: risorse, possibilità, esperienza. Se noi tutti sapremo definire in comune le vie più ragionevoli per l’utilizzazione di queste ricchezze ― nell’interesse di ciascuno dei paesi che partecipano ad una tale collaborazione e nell’interesse di tutta la nostra comunità socialista ― ciò, compagni, rappresenterà già una grande conquista, rappresenterà un immenso passo in avanti nell’opera di rafforzamento delle posizioni del socialismo mondiale.
I partiti comunisti dei nostri paesi, la classe operaia e tutti i lavoratori dell’URSS, della RCS e degli altri Stati socialisti, risolvono i compiti a loro comuni. Noi edifichiamo in comune quel «nostro nuovo mondo», cantato già da alcune generazioni di lavoratori e di rivoluzionari nel loro grande inno rivoluzionario: l’Internazionale. Costruire un tale mondo è il nostro dovere internazionalista dinanzi ai lavoratori di tutto il mondo, dinanzi ai proletari dei paesi capitalistici, dinanzi ai popoli in lotta per la liberazione nazionale.
E per quanto possano tentare i nostri avversari di ostacolarci in questa opera di edificazione, noi adempiremo il nostro dovere. Un nuovo mondo, il mondo del socialismo e del comunismo, sarà ricostruito! In nome di ciò vale la pena di vivere, vale la pena di lavorare, poiché non vi è e non può esservi per ogni comunista, per ogni uomo del lavoro, scopo migliore e dovere più alto.
Compagni! Fra alcune settimane si compiranno i 30 anni dal giorno in cui l’aggressione della Germania hitleriana e dei suoi satelliti all’Unione Sovietica segnò l’inizio delle battaglie decisive della seconda guerra mondiale. In quelle battaglie, le più grandi della storia mondiale, la questione si poneva in questi termini: avrebbe continuato a esistere l’Unione Sovietica, il primo Stato socialista degli operai e dei contadini al mondo, avrebbe difeso i popoli d’Europa, la loro libertà e la loro indipendenza o sarebbero stati asserviti dal fascismo?
Noi combattimenti contro il fascismo nacque la fratellanza d’armi dei nostri popoli. I sovietici serbano gelosamente il ricordo delle imprese valorose del Corpo cecoslovacco, alla cui testa era il nostro stimato amico che è oggi presidente della Repubblica socialista cecoslovacca, il compagno Ludvik Svoboda, delle gesta degli eroi di Sokolovo e del Dukla, delle gesta ― ancora ― dei combattenti coraggiosi dell’insurrezione nazionale slovacca e di Praga insorta.
Il tempo passa. Come si dice da voi: i nostri bambini invecchiano. È passato più di un quarto di secolo dal giorno in cui a Praga echeggiarono le ultime salve della seconda guerra mondiale del continente europeo. Molte cose nel nostro odierno mondo sono cambiate in meglio. I popoli sono consapevoli del fatto che è possibile non permettere all’imperialismo di scatenare una nuova carneficina. Ma noi sappiamo che vi sono ancora nel mondo e nel continente europeo forze che non vogliono rassegnarsi alle storiche risultanze della seconda guerra mondiale, aspirano alla rivincita, vogliono rivedere i confini attualmente esistenti, far tornare i popoli dai paesi socialisti ai vecchi ordinamenti borghesi.
Noi, comunisti, e tutti i lavoratori dei paesi del socialismo, siamo dei combattenti che partecipano alla grande storica battaglia in corso. Ci troviamo sempre sotto il fuoco del nostro avversario di classe. E questo fuoco, questi attacchi diventano tanto più accaniti, quanto maggiori sono i successi che noi conseguiamo nella nostra offensiva generale in continuo sviluppo contro il mondo del capitalismo.
I nostri avversari tentano in tutti i modi di distruggere la comunità fraterna degli Stati socialisti, di indebolire e scindere il fronte combattivo delle forze antimperialistiche. Essi volevano strappare dalle nostre file la Cecoslovacchia, ma non vi sono riusciti. Essi cercano di seminare, con l’aiuto di ogni genere di falsi trucchi e di calunnie, provocazioni e zizzanie, fra i paesi del socialismo e gli Stati progressivi, che si sono liberati dal giogo coloniale. Tutte queste vostre manovre, signori, non approderanno a nulla! La nostra linea leninista è chiara e coerente. Noi faremo di tutto perché si rafforzi di giorno in giorno la grande comunità dei paesi del socialismo, si approfondiscano l’amicizia e la collaborazione fra gli Stati socialisti in Europa, nell’Asia e nell’America Latina. Noi ci adopereremo per consolidare in tutti i modi la nostra alleanza combattiva con tutti i combattenti antimperialistici, con tutte le forze della pace, della libertà e del progresso sociale esistenti sulla terra.
Le azioni congiunte dei paesi del socialismo hanno già dato molti risultati positivi agli effetti del consolidamento della pace in Europa e in tutto il mondo. E oggi possiamo dire con certezza: quanto più salda sarà la nostra amicizia, quanto più stretta sarà la nostra collaborazione, tanto maggiore sarà ciò che noi, tutti insieme, potremo fare per il miglioramento di tutto il clima politico internazionale, affinché i popoli dei nostri paesi e di tutto il mondo possano vivere nella pace e nella sicurezza.
Io posso assicurarvi, compagni, che il Partito comunista dell’Unione Sovietica non risparmierà gli sforzi per sviluppare e consolidare ulteriormente l’amicizia e la collaborazione fra il PCUS e il PCC, fra i popoli sovietico e cecoslovacco.
Noi faremo tutto quanto è in nostro potere perché la collaborazione amichevole con i nostri fratelli cecoslovacchi diventi sempre più multiforme, perché essa abbracci sempre nuovi settori della vita e del lavoro, sempre più vasti strati della popolazione, perché essa diventi sempre più ampiamente opera della mente e del cuore per i sovietici delle città e delle campagne, delle fabbriche, dei colcos e dei sovcos. E noi siamo certi che i nostri amici cecoslovacchi saranno animati dagli stessi intenti.
A conclusione, vorrei ringraziare calorosamente ancora una volta voi, compagni, per le cordiali e amichevoli accoglienze fatte alla nostra delegazione, e augurarvi felicità, buona salute e grandi successi nel lavoro.
Gloria ai lavoratori della Cecoslovacchia socialista!
Viva il Partito comunista cecoslovacco e il suo Comitato centrale con alla testa il compagno Gustav Husak!
Che si rafforzi e prosperi in eterno l’amicizia indistruttibile fra i popoli cecoslovacco e sovietico!

* Praga, 27 maggio 1971.

Edited by Andrej Zdanov - 25/10/2015, 18:48
 
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Fiero Maoista
view post Posted on 12/9/2015, 10:02




I firmatari dell'Auto-Praga condannano fermamente l'occupazione*



I firmatari della lettera della fabbrica Auto-Praga hanno inviato ieri all'ambasciata sovietica e alle nostre autorità di partito e alla Corte Suprema dello Stato la loro posizione in merito all'occupazione della Cecoslovacchia. Si scrive, nella sua lettera pubblicata sulla Pravda, che i firmatari hanno voluto esprimere l'idea di amicizia tra le nostre nazioni, ma la lettera è stata piuttosto impropriamente formulata.
Si dice: (citiamo) Questa lettera è stata pubblicata nella Pravda al momento dell'incontro della delegazione del nostro partito col PCUS a Cierne, che abbiamo già subito dopo la pubblicazione ritenuto impropria.
Con profonda indignazione e delusione abbiamo ricevuto l'ingresso delle forze del Patto di Varsavia sul nostro territorio. Questo atto è in profondo conflitto con i principi di amicizia tra Stati socialisti. L'occupazione illegale del nostro Stato da parte delle truppe del Patto di Varsavia è per noi, che abbiamo trattato con calore e sintonia l'Unione Sovietica, una profonda delusione morale.
In conclusione chiediamo che le truppe di occupazione lascino immediatamente il nostro territorio e compensino eventuali danni subiti durante l'occupazione. Sosteniamo completamente i leader democraticamente eletti del nostro Stato, il presidente Svoboda, il Primo Ministro ing. Cernik, il Presidente dell'Assemblea Nazionale Smrkovsky e il Primo Segretario del Comitato Centrale del PCC A. Dubcek.
Infine chiediamo con enfasi che questa lettera sia ristampata nella Pravda.

* da Prace, diario del Movimento Rivoluzionario Sindacale, edizione speciale del 24 agosto 1968.
 
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