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Il fronte polacco

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view post Posted on 10/5/2013, 19:05

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Da K. Voroscilov, Stalin e l’Esercito rosso, La Russia sovietica di oggi, n. 5, Società Editrice L’Unità, Roma, 1945, pp. 25-29:


Il fronte polacco


Durante la campagna contro i polacchi, il compagno Stalin è membro del Consiglio Militare Rivoluzionario del fronte sud-ovest. La disfatta delle armate polacche, la liberazione di Kiev e dell’Ucraina della riva destra del Dnieper, la profonda avanzata in Galizia, l’organizzazione della famosa incursione della prima Armata di cavalleria, – tutto questo è, in misura considerevole, il risultato della sua direzione abile ed esperta.
Lo sfacelo di tutto il fronte polacco in Ucraina e la distruzione quasi completa della III Armata polacca sotto Kiev, gli attacchi fulminei su Berdicev e Gitomir, l’avanzata della I Armata di cavalleria in direzione di Rovno, crearono una situazione che permise anche al nostro fronte occidentale di passare all’offensiva generale. Le successive operazioni del fronte sud-ovest portano le truppe rosse sino alle porte di Leopoli, e soltanto lo scacco delle nostre truppe presso Varsavia impedisce l’attacco su Leopoli, nel momento in cui l’armata di cavalleria, che si trovava a soli 10 chilometri di distanza, stava preparandolo.
Ma questo periodo è così ricco di avvenimenti che per illustrarlo occorrerebbe una documentazione così larga e un’analisi così scrupolosa che questo compito sorpassa il limite che si è posto il nostro articolo.
Questa breve descrizione dell’attività militare del compagno Stalin è lontana dal dare la caratteristica anche solo delle principali sue qualità di capo militare e di rivoluzionario proletario.
Quel che più salta agli occhi è la capacità del compagno Stalin di afferrare rapidamente la situazione concreta e di agire in conseguenza. Nemico acerrimo della negligenza, dell’indisciplina, Stalin, quando gli interessi della rivoluzione lo esigevano, non esitò mai a prendere su di sé la responsabilità di misure estreme e di cambiamenti radicali; se la situazione rivoluzionaria lo richiedeva, egli era pronto a infrangere tutti i regolamenti, tutte le gerarchie.
Il compagno Stalin fu sempre partigiano della disciplina militare e della centralizzazione più stretta, ma a condizione di un’attenta e ferma direzione da parte dei supremi organi militari. Nel rapporto sopra citato al Consiglio della difesa del 31 gennaio 1919, il compagno Stalin scrive, insieme con Dzerzinsky:
“Un’armata non può agire come un’unità a sé stante, completamente autonoma; nelle sue azioni essa dipende interamente dalle armate vicine e soprattutto dalle direttive del Consiglio militare rivoluzionario della Repubblica: l’armata più combattiva può essere sbaragliata, pur rimanendo uguali le altre condizioni, se le direttive date dal centro sono sbagliate e se è priva di un contatto effettivo con le armate contigue. E’ necessario stabilire sui fronti, soprattutto sul fronte orientale, un regime di severa centralizzazione delle operazioni delle diverse armate, per realizzare una direttiva strategica determinata, elaborata seriamente. L’arbitrio o la leggerezza nel fissare le direttive senza un serio esame di tutti i dati, e il rapido cambiamento di direttive che ne consegue, nonché l’incertezza delle direttive stesse, – come il Consiglio militare rivoluzionario della Repubblica lascia che avvenga, – escludono ogni possibilità di una direzione delle armate, portano a uno spreco di forze e di tempo, disorganizzano il fronte”.
Il compagno Stalin ha sempre insistito sulla necessità della responsabilità personale per ogni incarico ricevuto ed ha sempre avuto una vera insofferenza fisica per lo “scaricabarile” tra i vari organismi competenti.
Stalin dedicava una enorme attenzione all’organizzazione del vettovagliamento delle truppe. Egli sapeva e comprendeva che cosa significano per il combattente un buon vitto e dei vestiti caldi. E a Tsaritsyn, a Perm e sul fronte meridionale non si arrestò di fronte a nessun ostacolo pur di rifornire le truppe e renderle così più forti e più resistenti. Nel compagno Stalin riscontriamo i tratti più tipici dell’organizzatore del fronte di classe proletario. Consacrava un’attenzione speciale alla composizione di classe dell’esercito, perché nelle sue file non ci fossero effettivamente che operai e contadini, “elementi che non sfruttano il lavoro altrui”. Egli attribuiva un’enorme importanza allo sviluppo del lavoro politico nell’esercito e fu più volte l’iniziatore della mobilitazione dei comunisti, ritenendo necessario che una forte percentuale di essi fosse mandata al fronte come semplici soldati. Il compagno Stalin era molto esigente nella scelta dei commissari militari. Egli criticò aspramente l’Ufficio panrusso dei commissari militari per aver inviato dei “ragazzi”. Egli diceva:
“I Commissari militari devono essere l’anima del lavoro militare, devono saper trascinare al loro seguito gli specialisti”. (Telegramma da Tsaritsyn, 1918).
Il compagno Stalin attribuiva un’enorme importanza all’ambiente politico delle retrovie dell’esercito. Nel suo rapporto sulla III Armata egli scrive:
“Punto debole della nostra armata è la mancanza di solidità delle retrovie, mancanza di solidità che va spiegata principalmente colla negligenza nel lavoro di partito, coll’incapacità dei Soviet di realizzare le direttive del centro e colla situazione eccezionale, d’isolamento quasi completo, delle commissioni straordinarie locali”.
Il compagno Stalin era particolarmente severo nella scelta delle persone. Senza riguardo per il posto che occupavano, e senza veramente “guardar nessuno in faccia”, destituiva nel modo più brusco gli specialisti, i commissari, i funzionari di partito e dello Stato incapaci. Ma nello stesso tempo sosteneva e difendeva sempre, come nessun altro, coloro i quali, secondo la sua opinione, giustificavano la fiducia che la rivoluzione aveva riposto in loro. Così il compagno Stalin agiva verso i comandanti rossi sicuri, di cui conosceva i meriti. Quando uno dei veri eroi proletari della guerra civile, il compagno Porkhomenko, che fu più tardi comandante della XIV divisione di cavalleria e cadde nella lotta contro le bande di Mahkno, fu, al principio del 1920, condannato per un malinteso alla pena capitale, il compagno Stalin, saputa la cosa, richiese immediatamente e categoricamente la sua liberazione. Si potrebbe citare una grande quantità di fatti simili a questo. Il compagno Stalin sapeva apprezzare profondamente, meglio di chiunque altro, i militanti che avevano dedicato la loro vita alla rivoluzione proletaria, e questo lo sapevano i comandanti, come lo sapevano tutti coloro che ebbero occasione di lottare sotto la sua direzione, per la nostra causa.
Tale fu il compagno Stalin nella guerra civile. E tale egli rimane negli anni che seguirono, anni di lotta per il socialismo.
La guerra civile richiese dal compagno Stalin una enorme tensione di forze, di energia, di volontà e di intelligenza. Egli vi si dedicò intieramente e senza restrizioni. Ma nello stesso tempo ne trasse una grandissima esperienza per il lavoro che egli doveva svolgere in seguito.
Durante la guerra civile, nelle condizioni più diverse e più complicate, il compagno Stalin, grazie alle sue grandi qualità di stratega rivoluzionario, determinò sempre esattamente la direzione fondamentale dell’attacco principale, e, applicando magistralmente i metodi tattici appropriati alla situazione, riuscì a raggiungere i risultati voluti. Questa qualità di stratega e di tattico proletario gli è rimasta anche dopo la guerra civile. Questa sua qualità è nota a tutto il Partito. Meglio di chiunque altro ne potrebbero dir qualche cosa i Trotskji e consorti, che hanno imparato a loro spese che cosa costa il tentativo di sostituire la loro ideologia piccolo-borghese alla grande dottrina di Marx e di Lenin. Lo sanno anche gli opportunisti di destra che, or non molto, sono stati pienamente disfatti.
Anche nella situazione di pace, il compagno Stalin, insieme col C. C. leninista, conduce senza posa, e con non minor successo che nella guerra civile, una lotta implacabile contro tutti i nemici, consci ed inconsci, del partito e dell’edificazione del socialismo nel nostro paese.
Benché il compagno Stalin da molto tempo non appartenga più formalmente all’esercito, pure non ha mai cessato di interessarsi profondamente dei problemi della difesa dello Stato proletario. E anche ora, come negli anni passati, egli conosce l’Armata Rossa della quale è l’amico più vicino e più caro.

Edited by Andrej Zdanov - 11/5/2013, 23:29
 
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