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Il fronte meridionale

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view post Posted on 10/5/2013, 18:55

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Da K. Voroscilov, Stalin e l’Esercito rosso, La Russia sovietica di oggi, n. 5, Società Editrice L’Unità, Roma, 1945, pp. 19-21:


Il fronte meridionale


L’autunno del 1919 è vivo nella memoria di tutti. Si avvicinava il momento decisivo, culminante di tutta la guerra civile. Le orde delle guardie bianche di Denikin, rifornite dagli “Alleati”, sostenute dai loro stati maggiori, avanzavano su Orel. Tutto l’immenso fronte del sud rinculava lentamente. All’interno la situazione non era meno grave. Le difficoltà degli approvvigionamenti erano estremamente aggravate. L’industria si arrestava per insufficienza di combustibile. All’interno del paese, persino a Mosca, gli elementi controrivoluzionari si agitavano. Tula era in pericolo e la minaccia pendeva su Mosca.
Bisognava salvare la situazione. E il C. C. invia sul fronte meridionale il compagno Stalin in qualità di membro del Consiglio Militare Rivoluzionario. Non occorre più nascondere, ora, che prima della sua nomina il compagno Stalin aveva posto al C. C. tre condizioni principali: 1) Trotskji non doveva immischiarsi negli affari del fronte meridionale e non doveva varcare la linea che lo delimitava; 2) doveva essere immediatamente richiamata dal fronte meridionale tutta una serie di collaboratori che il compagno Stalin riteneva inetti a ristabilire l’ordine tra le truppe; 3) dovevano essere immediatamente trasferiti sul fronte meridionale dei nuovi militanti, scelti dal compagno Stalin e capaci di adempiere questo compito. Queste condizioni furono tutte accettate.
Ma per dirigere quell’immensa macchina (dal Volga alla frontiera polacco-ucraina) chiamata fronte meridionale, che comprendeva parecchie centinaia di migliaia di uomini, occorreva avere un piano di operazioni preciso, era necessario venisse chiaramente fissato l’obbiettivo del fronte. Si sarebbe così potuto porre questo obbiettivo alle truppe e, raggruppando e concentrando le forze migliori nelle direzioni più importanti, colpire il nemico.
Il compagno Stalin trova al fronte una situazione molto incerta e grave. Nella direzione principale Kursk-Orel-Tula riceviamo durissimi colpi; l’ala orientale, impotente, segna il passo. Per quanto riguarda il piano di operazioni, gli viene proposto il vecchio piano (di settembre) che consisteva nel portare il colpo principale all’ala sinistra da Tsaritsyn a Novorossisk, attraverso le steppe del Don.
“Il piano fondamentale dell’offensiva del fronte meridionale rimane immutato: il colpo principale, cioè, deve essere dato dal gruppo speciale di Sciorin, al quale incombe il compito di sterminare il nemico sul Don e nel Kuban” (dalle direttive del Comando supremo, settembre 1919).
Dopo essersi reso conto della situazione, il compagno Stalin si decide immediatamente. Respinge categoricamente il vecchio piano, avanza nuove proposte e le sottopone a Lenin nella lettera seguente, la quale parla da sé. Essa è così interessante, mette così brillantemente in rilievo il talento strategico del compagno Stalin, è così caratteristica per il modo deciso di impostare le questioni, che crediamo utile riprodurla per intero:
“Circa due mesi fa il Comando supremo non si opponeva, in principio, a che l’attacco principale fosse sferrato da occidente verso oriente attraverso il bacino del Don. Se egli tuttavia non sferrò questo attacco fu perché si basava sulla «eredità» ricevuta in conseguenza della ritirata delle truppe del sud in estate, cioè sulla dislocazione alla quale spontaneamente sono pervenute le truppe del fronte sud-est, perché una modificazione di essa avrebbe portato una grave perdita di tempo a vantaggio di Denikin… Ma ora la situazione e, di conseguenza, la disposizione delle forze, sono sostanzialmente cambiate: la VIII Armata (armata principale sull’ex fronte meridionale) si è spostata nell’ambito del fronte meridionale e si trova direttamente di fronte al bacino del Donetz; anche il corpo di cavalleria di Budionny (altra forza principale) si è spostato nell’ambito del fronte meridionale; una nuova forza si è aggiunta, – la divisione lettone, – che fra un mese, dopo essersi rinnovata, rappresenterà di nuovo una forza della quale Denikin dovrà tener conto… Che cosa obbliga dunque il comandante supremo (il quartiere generale) a difendere il vecchio piano? Evidentemente la sola testardaggine o, se volete, lo spirito di fazione più ottuso e più pericoloso per la repubblica, alimentato al Comando supremo dal fanfarone «stratega» che vi è addetto… Qualche giorno fa il Comando supremo dette a Sciorin l’ordine di attaccare in direzione di Novorossisk attraverso le steppe del Don, seguendo una linea lungo la quale può darsi sia comodo ai nostri aviatori di volare, ma dove la nostra fanteria e artiglieria non potranno assolutamente avanzare. E’ inutile dire che questa stravagante spedizione (che ci si propone) attraverso un paese che ci è ostile, assolutamente sprovvisto di strade, fa pesare su di noi la minaccia di una disfatta. Non è difficile comprendere che questa marcia attraverso le «stanitse» cosacche, come l’esperienza recente ha dimostrato, può soltanto avere come risultato una più stretta unione dei cosacchi intorno a Denikin contro di noi per la difesa delle loro «stanitse», può soltanto fare di Denikin il salvatore del Don, può soltanto, cioè, rafforzare Denikin. Appunto per questo è necessario immediatamente, senza perder tempo, cambiare il vecchio piano già distrutto dalla pratica, sostituendolo col piano di un attacco principale su Rostov attraverso Kharkov e il bacino del Donetz. In primo luogo, avremo qui un ambiente che non ci è ostile, ma che, al contrario, simpatizza con noi, il che faciliterà la nostra avanzata; in secondo luogo, conquistiamo l’importantissima rete ferroviaria (del Donetz) e l’arteria principale che alimenta l’esercito di Denikin, la linea Voronez-Rostov… In terzo luogo, questa avanzata taglia l’esercito di Denikin in due parti, di cui una, quella costituita dall’armata dei «volontari», la lasciamo in pasto a Makhno, mentre sull’armata cosacca facciamo pesare la minaccia di una sorpresa alle spalle. In quarto luogo, avremo la possibilità di gettar la discordia fra i cosacchi e Denikin, che, nel caso di una nostra avanzata vittoriosa, cercherà di spostare verso ovest le unità cosacche, al che la maggioranza dei cosacchi non acconsentirà… In quinto luogo, noi otteniamo del carbone, mentre Denikin ne rimarrà privo. Questo piano deve essere accettato senza perdere tempo… Ricapitolando: il vecchio piano, già distrutto dalla vita stessa, non deve in nessun caso essere galvanizzato; sarebbe pericoloso per la repubblica e, senza dubbio, migliorerebbe la situazione di Denikin. Bisogna sostituirlo con un altro piano. Le circostanze e le condizioni non sono semplicemente mature, ma ci dettano imperiosamente questo cambiamento… Altrimenti, il mio lavoro sul fronte meridionale non ha ragione di essere, diventa criminale, inutile, il che mi dà il diritto o, meglio, mi obbliga ad andarmene in qualsiasi altro posto, anche al diavolo, pur di non rimanere sul fronte sud. Vostro Stalin”.
Ogni commento a questo documento è superfluo. Quel che più salta agli occhi è il metro col quale Stalin misura la linea più breve delle operazioni. Nella guerra civile la semplice aritmetica è talvolta insufficiente e spesso sbagliata. La via da Tsaritsyn a Novorossisk può risultare molto più lunga per il fatto che passa per regioni le cui popolazioni ci sono ostili, per la loro natura di classe. E, al contrario, il cammino da Tula a Novorossisk può dimostrarsi molto più corto per il fatto che passa per Kharkov, città operaia, per il bacino del Donetz, centro di minatori. In questa valutazione della direzione da prendere si manifestano le principali qualità del compagno Stalin come rivoluzionario proletario, come vero stratega della guerra civile.
Il piano di Stalin fu approvato dal Comitato Centrale. Lenin stesso, di sua mano, scrisse allo stato maggiore dell’esercito l’ordine di cambiare direttive che avevano perduto ogni valore. Il colpo principale sul fronte meridionale fu portato nella direzione Kharkov-Bacino del Donetz-Rostov. Il risultato è noto: fu una svolta nello sviluppo della guerra civile. Le orde di Denikin furono gettate nel Mar Nero. L’Ucraina e il Caucaso settentrionale furono liberati dalle guardie bianche. Il merito immenso di tutto questo spetta al compagno Stalin.

Edited by Andrej Zdanov - 11/5/2013, 21:58
 
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