Archivio Ždanov

Pietrogrado

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view post Posted on 10/5/2013, 18:52

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Da K. Voroscilov, Stalin e l’Esercito rosso, La Russia sovietica di oggi, n. 5, Società Editrice L’Unità, Roma, 1945, pp. 17-18:


Pietrogrado


Nella primavera del 1919, l’armata delle guardie bianche del generale Judenic, per adempiere l’incarico ricevuto da Kolciak di “impadronirsi di Pietrogrado” e attrarre su di sé le truppe rivoluzionarie del fronte orientale coll’aiuto delle truppe bianche estoni e finlandesi e della flotta inglese, passava repentinamente all’offensiva minacciando seriamente Pietrogrado. La situazione era resa ancora più grave per il fatto che in Pietrogrado stessa erano stati scoperti dei complotti controrivoluzionari, a capo dei quali si trovavano degli specialisti militari addetti allo stato maggiore del fronte occidentale, alla VII Armata e alla base navale di Kronstadt. Parallelamente all’avanzata di Judenic su Pietrogrado, Bulak-Balakhovic aveva riportato una serie di successi in direzione di Pskov. Sul fronte incominciarono i tradimenti. Alcuni dei nostri reggimenti passarono al nemico; tutta la guarnigione dei forti della “Montagna rossa” e del “Cavallo grigio” prese apertamente posizione contro il potere sovietico. Lo smarrimento si impadroniva di tutta la VII Armata; il fronte vacillava; il nemico si avvicinava a Pietrogrado. Bisognava al più presto salvare la situazione.
Il Comitato Centrale ancora una volta sceglie il compagno Stalin. In tre settimane Stalin riesce a operare la svolta. Ben presto vien posta fine all’apatia e alla confusione che regnavano nelle unità; gli stati maggiori si mettono al lavoro; si procede a mobilitazioni successive degli operai e dei comunisti di Pietrogrado; si annientano implacabilmente i nemici e i traditori. Il compagno Stalin si interessa del lavoro operativo del comando militare. Ecco che cosa telegrafa a Lenin:
“Dopo la «Montagna Rossa» è stato liquidato il «Cavallo grigio»; i cannoni che vi si trovavano sono completamente in ordine; si procede rapidamente… (illeggibile)… di tutte le fortezze e di tutti i forti. Gli specialisti della flotta assicurano che la presa della «Montagna rossa» dalla parte del mare capovolge tutti i principi della scienza navale. Non mi resta che piangere sulla cosiddetta scienza. La rapida occupazione della «Montagna» si spiega col fatto che io e i civili in generale siamo intervenuti nel modo più brutale nelle operazioni, giungendo sino ad annullare gli ordini per le operazioni di terra e di mare e ad imporre i nostri propri ordini. Mi sento in dovere di dichiarare che anche in avvenire agirò in questo modo, nonostante tutta la venerazione che nutro per la scienza. Stalin”.
Dopo sei giorni il compagno Stalin riferisce a Lenin:
“Nelle nostre unità è cominciata una svolta. Da una settimana non abbiamo più avuto un solo caso di passaggio individuale e collettivo al nemico. I casi di passaggio dal campo nemico al nostro si fanno più frequenti. In una settimana sono venuti a noi 400 uomini, in maggior parte armati. Ieri, di giorno, è incominciata la nostra offensiva. Malgrado che i rinforzi promessi non siano ancora giunti, non si poteva rimanere oltre sulla linea a cui ci eravamo fermati, perché troppo vicina a Pietrogrado. Per ora l’offensiva si sviluppa con successo; i bianchi fuggono; oggi abbiamo occupato la linea Kernovo-Voronino-Slepino-Kaskovo. Abbiamo fatto dei prigionieri, preso due o più cannoni, delle armi automatiche, delle munizioni. Non si segnalano navi nemiche; a quanto pare, esse temono la «Montagna rossa», che ora è interamente in nostro potere. Mandate d’urgenza a mia disposizione due milioni di cartucce per la VI divisione…”.
Questi due telegrammi danno un’idea completa dell’immenso lavoro creativo svolto dal compagno Stalin per liquidare la situazione disperata che si era creata attorno a Pietrogrado rossa.

Edited by Andrej Zdanov - 11/5/2013, 21:01
 
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