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Sulle critiche previane al marxismo leninismo, Fabrizio Merlo

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mikoyan89
view post Posted on 24/2/2013, 12:27




SULLE CRITICHE PREVIANE AL MARXISMO-LENINISMO


Premessa


Occupandomi di alcune tesi esposte da Preve nei testi esaminati (link disponibili nel gruppo "scuola quadri" su facebook), ho potuto constatare la mia scarsa preparazione sugli argomenti in oggetto, per cui ciò che segue servirà più come base per una discussione che mi possa portare a conoscenza di concetti e nozioni per me ancora ignoti, piuttosto che servire come “test delle mie forze ideologiche”. Posso comunque sperare che ciò serva da riflessione anche per altri giovani compagni alle prime armi. Prego altresì i compagni di perdonare le mancanze stilistiche, ortografiche ed eventuali contorsioni nella costruzione delle frasi, segno di una latitanza dalla composizione di temi (sono oramai più di cinque anni che non scrivo testi di una certa lunghezza) e della mia preparazione scolastica di tipo tecnico.


Parte prima
“Stalin e il Marxismo”



Sulla “questione Stalin” Preve dà una lettura legata alle circostanze storiche e alle difficoltà della costruzione del socialismo,ma piuttosto antimarxista. Egli infatti usa la figura di Stalin (successivamente vedremo anche quella di Lenin), naturalmente senza lasciarsi sfuggire il caso Katyn o la presunta occupazione degli stati baltici, per attaccare Marx e il marxismo, facendolo passare per utopistico e antiscientifico. Parlando della costruzione del socialismo, Preve afferma che il marxismo si basava su premesse irrealizzabili nella pratica, pertanto Stalin avrebbe “neutralizzato” la dottrina marxista al fine di costruire un impero “geopolitico” potente e alternativo all’Occidente.
Preso atto di ciò, è probabilmente impossibile convincere Preve circa il marxismo di Stalin, il quale ha si dovuto fronteggiare compiti pratici non previsti da Marx (il quale poteva solo studiare situazioni storiche come il capitalismo premonopolistico o esperienze come la Comune di Parigi, che avrebbero portato a notevoli sviluppi nel corso dei decenni), ma è anche vero che quest’ultimo non ha imposto una serie di dettami sui compiti dell’edificazione socialista, da seguire alla lettera su precise questioni di organizzazione politica ed economica. Infatti quando Preve afferma che Stalin avrebbe “neutralizzato” il marxismo, ammette implicitamente la sua concezione del marxismo non come dottrina basata su di un metodo scientifico di analisi dei movimenti della Storia, bensì come una serie di regole da applicare meccanicamente da parte della Rivoluzione proletaria.
Una volta resosi conto dell’impossibilità dell’applicazione del marxismo come agenda politico economica valida per tutte le stagioni, Stalin avrebbe deciso di relegarne i contenuti nel dimenticatoio, e dogmatizzarne gli aspetti filosofici. Il difetto principale del marxismo starebbe nell’incapacità di “autogoverno” politico ed economico della classe operaia, cosa che Stalin avrebbe risolto con la "neutralizzazione” (1) del marxismo.
In che cosa si sia tradotta tale neutralizzazione, Preve non lo dice, ma è lecito supporre che si sia trattato di un socialismo diretto dalla classe borghese (!) visto che gli operai, è scientificamente provato, non possono dirigere un paese basato sul “dispotismo egualitario del lavoro” e sull’”imperialismo eurasiatico” (!). Ciò deve essere più o meno l’idea di socialismo che ha Preve.
Con Stalin poi, il materialismo dialettico diventa “metafisica atea”, e il materialismo storico, una successione obbligata (?) di cinque fasi storiche universali, la quale cosa è una ridicola travisazione di una semplice esposizione della Storia dell’umanità fatta analizzando le forze produttive e i rapporti di produzione fino ai nostri giorni, quindi gli aggettivi “obbligata” e “universale” vorrebbero imprimere un carattere determinista non meritato alla concezione della storia di Stalin.
In aggiunta a ciò, Preve pensa bene di dare un colpo alla botte e uno al cerchio affermando di voler dare un giudizio equidistante dagli staliniani e dagli antistalinisti, arrivando poi a concludere che “l’orribile burocrazia stliniana” evocata dai trozkisti era in realtà nient’altro che la base strutturale del socialismo sovietico (oppure di un dispotismo eurasiatico che nulla c’entra col socialismo chiamato stalinismo?).
Significativo poi è il nesso tra il leninismo e lo stalinismo, o meglio la sua assenza, poiché per Preve è assurdo domandarsi se nel primo fosse contenuto in potenza anche il secondo, essendo questi “un insieme di atti specifici e indeducibili dal cosiddetto anello iniziale della catena” (Preve).
Il passo seguente ci illustra nuovamente come la questione socialista sia concepita da Preve.


Parte seconda
“Cina: socialismo e geopolitica”


Personalmente sulla questione della Cina odierna non ho molti elementi su cui esprimermi, ma posso dire con una certa sicurezza che su questo argomento Preve afferma con maggiore chiarezza il suo antimarxismo. Egli infatti si sofferma troppo sul ruolo “geopolitico” di questa nazione in rapido sviluppo economico e ancora una volta utilizza la connotazione socialista secondo criteri tutt’altro che marxisti. Da un punto di vista marxista infatti, il socialismo è la prima fase della società comunista (2) e coincide con la proprietà dei mezzi di produzione da parte di tutta la società e con la dittatura del proletariato. Preve non fa nessun cenno a queste concezioni, ma avanza comunque dubbi sulla natura socialista della Cina, senza esplicitare sulla base di quali criteri, e rilanciando un “serio dibattito sul socialismo”. Ognuno è libero di pensarla come vuole e anche di chiamare “socialismo” qualsiasi cosa gli venga in mente, ma su queste premesse il dibattito può essere tutto tranne che serio.
Il marxismo è stata l’unica grande arma in mano al proletariato, sforzarsi di trovare nuove concezioni politiche che si richiamino astrattamente al socialismo o al comunismo giustificando ciò con il fallimento del comunismo del ‘900, è nel migliore dei casi spreco di tempo ed energie, nel peggiore una battaglia ideologica condotta da borghesi “travestiti da qualcosa che somigli a un socialista”.
Parlare di geopolitica tacendo sulle lotte di classe nazionali e internazionali, parlare di “modo produzione asiatico” dimenticando la natura di paese ex-semicoloniale parlando di fantomatici modi di produzione asiatici (?), è come direbbe lo stesso Preve, un modo di neutralizzare il marxismo, dichiararlo obsoleto .


Parte terza
“Lenin il revisionista”



a) “Esiste il Leninismo?”

La tesi di Preve è chiara.Il leninismo,inteso come corpo dottrinario formalizzato,non esiste.La concezione staliniana del leninismo,quella accettata generalmente dal movimento comunista,altro non è che una razionalizzazione a posteriori di scelte pratiche fatte caso per caso grazie alla saggezza,o per meglio dire delle capacità tattiche di Lenin.Il marxismo,inteso come metodo dialettico,come scienza dei rapporti sociali e della Storia,come strumento di lotta del proletariato,quindi c’entra poco o nulla.Bisognerebbe quindi chiedere a Preve chi fosse Lenin,secondo il suo punto di vista,e quali fossero i suoi ideali,i suoi obbiettivi.
Da Preve infatti impariamo che dobbiamo ringraziare Lenin perché ci ha portati alla rivoluzione (rivoluzione fine a se stessa?rivoluzione democratica per abbattere lo zarismo?),ma il suo strumento non era il marxismo,anzi,impariamo come Lenin abbia dovuto revisionarlo : “…credo che Lenin si ingannasse (in buona fede,e nello stesso tempo in falsa coscienza) sul tipo di riforma cui stava sottoponendo la teoria originale.In altri termini,stava costruendo una teoria originale,completamente nuova,mentre era convinto di stare solo restaurando la vera teoria marxiana originaria.”
In realtà le argomentazioni successivamente esposte al passo citato,su cui si basa la tesi del revisionismo di Lenin riprendono anche fatti veri e concetti condivisi da tutti i marxisti leninisti (ovvero le concezioni kautskiane come copertura ideologica dell’opportunismo sotto un dogmatismo delle tesi marxiane ecc..),nonostante ciò per Preve la restaurazione del marxismo è in realtà un revisionismo maggiore di quello di Bernstein e Kautsky. Ora,Preve parla giustamente dell’opportunismo di quest’ultimi,ma non dice una parola sul fatto che tale opportunismo si traduce nella rinuncia alla rivoluzione.Lo spontaneismo,l’economicismo,il cosiddetto “codismo” erano pratiche conciliatrici e quindi conservatrici,combattere contro esse non può essere visto come una revisione,intesa come cambiamento originale delle tesi marxiane (la conquista del potere politico da parte del proletariato formato in classe rovesciando la borghesia).Su questo punto il maggior revisionismo di Lenin rispetto a Kautsky e Bernstein andrebbe rintracciato nell’attuazione della “dittatura del proletariato” ,concepito come dittatura democratica delle maggioranze auto-organizzate in autogoverno politico ed autogoverno economico da Marx,mentre in Lenin il concetto di “dittatura del proletariato” verrebbe stravolto e trasformato nella dittatura di un partito autoproclamatosi guida del proletariato nello svolgimento della sua missione storica (3) .

Preve continua poi le argomentazioni a sostegno della propria tesi concentrandosi sul modello leninista del partito,come concezione completamente assente in Marx (e pertanto ciò sarebbe appunto un revisionismo), criticandolo da un punto di vista scientifico e filosofico (ne parlerò poi in seguito).
Tutto ciò parrebbe dimostrare che il leninismo sia una dottrina revisionista,se non fosse che Preve entri in contraddizione con se stesso affermando che il leninismo non è una dottrina,ma un insieme di scelte ispirate alla saggezza pratica dello stesso Lenin.La tesi dell’insostenibilità della teoria sull’estinzione dello stato affermata da Preve poi è a mio avviso un’argomentazione debole per sostenere il presunto revisionismo di Lenin o di Stalin,poiché almeno fino a “Stato e Rivoluzione” Lenin diffondeva e ristabiliva proprio la teoria marxiana sullo stato,e per quanto ne sappia,neanche Stalin non ha mai proclamato l’infondatezza di questa teoria,pur essendo l’URSS staliniana lontana dalla scomparsa dello stato,poiché esso secondo Stalin, poteva iniziare ad estinguersi quando la minaccia dell’imperialismo avrebbe iniziato ad affievolirsi.
Detto questo,è vero senz’altro che Lenin non poteva prendere decisioni consultando una dottrina antecedente soprattutto perché si trattava di compiere la rivoluzione in un determinato contesto geografico e storico,senza quindi poter attingere dal marxismo.Se non fosse che quest’ultimo fornisce i princìpi,il metodo per condurre la lotta di classe fino in fondo.Lenin diceva inoltre:
<<la teoria rivoluzionaria non è un dogma,essa si forma solo in stretto rapporto con la pratica di un movimento veramente rivoluzionario e veramente di massa,la teoria deve rispondere alle questioni poste dalla pratica,perché essa deve venir confermata dalla pratica.>> (tratto da “Princìpi del leninismo”, G.Stalin)

A questo punto per confutare la tesi di Preve basterebbe dire che per “ismo” non si intende sempre,almeno nella lingua italiana,una dottrina definitivamente compiuta e data per sempre,ma può essere anche genericamente un qualsiasi movimento politico sociale,l’adesione a dei principi,ecc…L’analisi dei concetti dei fenomeni,delle tendenze politiche per mezzo della discussione sul nome che esse hanno ricevuto è qualcosa che potrebbe benissimo passare in secondo piano rispetto ai contenuti,se non fosse che ciò è uno dei tanti appigli su cui Preve si poggia per il superamento,o meglio per rifiutare la teoria e la prassi del comunismo novecentesco.Discutere sull’effettiva esistenza del leninismo,oppure affermare come esso fosse una dottrina nuova e originale che revisionò il marxismo è un modo per attaccare quanti oggi vedono nel marxismo-leninismo uno strumento valido e applicabile per superare le contraddizioni dell’odierna società capitalistica.
Per concludere questo paragrafo sul leninismo,intendo dare la parola a Giuseppe Stalin,del quale la definizione di leninismo è certamente conosciuta da Preve,ed evidentemente ritenuta una costruzione strumentale di un corpus dottrinario inesistente come “-ismo” ma insieme di scelte pratiche basate su una teoria revisionista (il che è una contraddizione, come ho esposto sopra).
“…Ecco perché noi diciamo che il leninismo è il marxismo dell’epoca dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie.Da questo appare chiaro che il leninismo non si può separare dal marxismo,e tanto meno può essere contrapposto al marxismo.” (G.Stalin) (corsivo mio)

b) “Concezione del partito di Lenin”

C’è da dire però che Preve non critica tutte le concezioni,le idee,le decisioni di Lenin su ogni singola questione.Come ho detto pocanzi,Preve in tutti e due i testi da me esaminati,considera fallimentare l’esperienza comunista del XX secolo;nonostante questo si propone di non delegittimare la rivoluzione come atto pratico di rovesciamento dell’ordine presente,come trasformazione effettiva,la quale non può prescindere dalla Distruzione.Lenin,dice Preve,è colui che ha provato a cambiare il mondo.Tale espressione è forse poco adatta al soggetto,poiché di individui che volevano cambiare il mondo la storia del novecento è piena,ma andiamo avanti.
Lenin aveva dei grossi limiti,secondo Preve,e uno di questi è la concezione del partito,considerato dai più come il caposaldo della teoria/prassi leniniana.In sostanza,la contraddizione fondamentale sta risiede nel concepire il partito del proletariato come il custode della scienza marxista,cosa inconciliabile con il principio del centralismo democratico.Il ragionamento di Preve è semplice:non si possono prendere decisioni “scientifiche” a colpi di maggioranza.Le leggi scientifiche sono per definizione oggettive,non sono opinabili e sottoponibili al gioco casuale delle maggioranze e quindi esser decise da un partito.
Inattaccabile direi.Ma personalmente, dubito che si tratti di questo.Da Marx in poi abbiamo il “socialismo scientifico”,l’analisi scientifica dei modi di produzione,dei movimenti dello sviluppo storico,ecc…Ma ciò non esclude l’elemento soggettivo e il partito del proletariato,pur ispirandosi alla scienza marxista,è un elemento soggettivo,poiché il proletariato ha bisogno di una sua guida,di una propria coscienza:Tale coscienza è rappresentata appunto dal partito,che riunisce gli elementi migliori della classe proletaria,tale partito non è una organizzazione di scienziati che conoscendo i meccanismi anticipano e prevedono lo sviluppo della società.Evidentemente non è così proprio perché la Storia non evolve meccanicamente secondo delle presunte “formule marxiste”,ma l’elemento soggettivo,decisionale,volontario ha anch’esso un peso.Il partito non decide quindi sulle questioni “scientifiche”,ma è l’ufficiale di rotta di una nave,che conoscendo l’arte (o nel nostro caso la scienza) della navigazione,mostra la rotta da percorrere all’equipaggio.Il quale poi dovrà coordinarsi per poter condurre la nave in porto.E Il democratismo consiste in questa collaborazione dalla quale dipende il successo della missione.Quindi Preve sottovaluta il rapporto tra l’oggettivo e il soggettivo,tra il movimento della Storia e l’elemento cosciente,poiché non è certo il partito a costruire o imporre le leggi dello sviluppo a proprio piacimento.La discussione all’interno del singolo partito comunista nazionale sui temi ideologici o in seno a tutto il movimento internazionale,potrebbe essere non molto diverso dalle discussioni che si fanno in ambito accademico tra vari scienziati nell’ambito delle diverse materie scientifiche,sulle nuove scoperte o sulle nuove direzioni che prendono le ricerche.In questo senso credo che non ci sia nulla di scandaloso se un partito o la testa del partito prendono decisioni sulla base dei risultati delle scienze moderne,a patto che ovviamente i responsabili di queste decisioni siano effettivamente scienziati,nel nostro caso scienziati del socialismo.(Poiché nelle varie materie scientifiche il discorso è diverso e ne parlerò nel paragrafo seguente sul “materialismo dialettico).D’altra parte,la prassi nell’URSS socialista agiva nel senso in cui la guida politico-ideologica,il partito impostava la linea,che veniva poi verificata nella pratica dai militanti e dai lavoratori,per poi ottenere da questi un feedback che confermasse o smentisse la giustezza della linea di partito,in linea con l’enunciazione fatta da Lenin a proposito della teoria-prassi rivoluzionaria,che ho citato sopra e ripeto qui sotto:
<<la teoria rivoluzionaria non è un dogma,essa si forma solo in stretto rapporto con la pratica di un movimento veramente rivoluzionario e veramente di massa,la teoria deve rispondere alle questioni poste dalla pratica,perché essa deve venir confermata dalla pratica.>> (tratto da “Princìpi del leninismo”, G.Stalin)


c) “Lenin e Il materialismo dialettico”

“Il materialismo dialettico è la concezione del mondo del partito marxista-leninista.” (G.Stalin)
E’ naturale che la concezione filosofica del marxismo-leninismo venga attaccata da più parti,che si tratti di aperti anti comunisti,sia che si abbia a che fare con “comunisti critici”,revisionisti ecc. Preve giudica “nefasta” la definizione del materialismo dialettico e argomenta la tesi secondo la quale Marx era un filosofo implicitamente positivista parlando di un disinteresse del filosofo a elaborare ulteriormente le proprie posizioni in filosofia poiché erano già “metabolizzate nella sua ipotesi scientifica anticapitalistica” (Preve).Egli individua anche l’appartenenza filosofica di Marx all’idealismo,poiché cerca di conciliare il “reale con “l’ideale”.Lenin,seguendo la presunta confusione filosofica di Engels,si sarebbe convinto quindi che il materialista sia colui che rispecchia scientificamente la realtà,la quale esiste indipendentemente da noi.Pertanto Lenin pensava che la tesi fondamentale del marxismo fosse che il passaggio dal capitalismo al socialismo fosse qualcosa di indipendente da noi,necessario,oggettivo,scientifico,simile alle leggi delle scienze naturali.Personalmente credo che questo passaggio sia auspicabile e possibile, necessario ma non per questo indipendente dalla nostra coscienza.
Auspicabile perché ci metterebbe sulla strada della risoluzione delle grandi contraddizioni e dei maggiori problemi del mondo in cui viviamo,in poche parole sulla strada verso il comunismo.Possibile perché la teoria poggia su solide basi scientifiche,nonostante la ricerca teorica debba ancora andare avanti,più si va avanti e più materiale di studio si presenta a noi;la prassi storica ha dimostrato l’esattezza di molti postulati teorici.
Diviene necessità assoluta se il nostro obiettivo è il progresso continuo delle nostre condizioni materiali,sociali,culturali,spirituali.Dipende da cosa vogliamo come società (4) .In questo senso,l’elemento soggettivo è molto importante,ed esiste una dialettica tra oggettivo e soggettivo.
Il passaggio dal capitalismo al socialismo è un processo oggettivo,messo in atto dalla contraddizione tra le forze produttive e i rapporti di produzione,poiché il processo di produzione ha carattere sociale,mentre la proprietà dei mezzi di produzione rimane privata.Questa contraddizione si manifesta,come dice Stalin <<nelle crisi periodiche di sovrapproduzione,quando i capitalisti,non trovando compratori solvibili a causa della rovina delle masse,di cui essi stessi sono i responsabili,sono costretti a bruciare le derrate,a distruggere le merci,ad arrestare la produzione,a distruggere le forze produttive,mentre milioni di uomini sono costretti alla disoccupazione e alla fame,non perché manchino le merci ma perché ne sono state prodotte troppe.
Ciò significa che i rapporti capitalistici di produzione hanno cessato di rispondere allo stato delle forze produttive della società e sono entrati con esse in contraddizione insanabile.
Ciò significa che il capitalismo è gravido di una rivoluzione,chiamata a sostituire l’attuale proprietà capitalistica dei mezzi di produzione con la proprietà socialista. (G.Stalin) >>.
Per cui esistono condizioni oggettive,necessità che per forza di cose si riflettono nella coscienza degli individui.Il modo in cui si riflettono deve essere oggetto di studio della dialettica marxista,poiché bisogna capire quanto le vecchie concezioni della società attuale influenzino le menti e i cuori.A questo proposito bisogna dire che la volontà individuale di un singolo uomo non può contare quasi nulla.Ma l’elemento soggettivo di una società deriva dalla necessità di soddisfare bisogni oggettivi in quanto propri della natura umana,perché tutti sentono il bisogno di liberarsi dallo sfruttamento (e infatti in ogni epoca storica in cui una classe o una popolazione ne sfruttava un’altra vi erano lotte di liberazione),e qualunque individuo di fronte alla possibilità concreta e immediata di un progresso materiale della propria vita comincia a sentirne il bisogno.Così quindi la volontà nasce anche dalla necessità,e ciò vale a livello individuale così come a livello di società.Il passaggio dal capitalismo al socialismo quindi non va visto come un’invenzione della nostra fantasia,ma come qualcosa che ha una dimensione oggettiva e una soggettiva,e il soggettivo significa semplicemente che il processo oggettivo,già in atto,deve passare nel nostro cervello.In tal senso il passaggio al socialismo non è indipendente dalla nostra coscienza,ma neanche la nostra coscienza è indipendente dalle nostre condizioni materiali oggettive.A questo punto il difficile risiede nello studiare quanto le vecchie concezioni permeate nelle nostre coscienze possano frenarci e quanto le nuove concezioni siano invece mature e sufficientemente forti per svolgere la loro azione rivoluzionaria; la coscienza di un intero paese o di un’intera società non agisce certamente come la coscienza di un singolo individuo,per cui si dovranno ammettere non solo delle lotte interne alla società intera basate sui rapporti sociali come sulle diverse appartenenze ideologiche, ma anche all’interno delle classi oppresse,poiché le vecchie concezioni sono dure a morire e impiegano più tempo a evolversi rispetto alle condizioni materiali della società,ai suoi rapporti economici e sociali.
In Marx troviamo il ruolo essenziale delle nuove teorie,concezioni,istituzioni politiche nell’organizzazione,mobilitazione e trasformazione della società.In Lenin le teorie nuove,concezioni,ecc.,diventano la base per il partito del proletariato che agisce sulle condizioni materiali della società e ne affretta lo sviluppo,accelera il loro miglioramento mettendo in movimento e organizzando le masse popolari.

Se però per il marxismo-leninismo il socialismo sia ineluttabile,poiché oggettivo,necessario,e allora basta aspettarselo da un momento all’altro,mi sembra contraddittorio sia con la prassi rivoluzionaria di Lenin,sia con i tratti caratteristici del materialismo dialettico,il quale ammette l’attività cosciente degli uomini.
“Il pensiero non può allora rispecchiare questo processo,dal momento che questo processo senza intervento umano cosciente non esiste”(Preve).
Qui Preve tenta di smontare le affermazioni marxiste con un corto circuito concettuale:poiché il materialista riflette nel suo pensiero la realtà per ciò che è,mentre l’idealista è colui che costruisce arbitrariamente la realtà,e il passaggio dal capitalismo al socialismo presuppone l’intervento umano cosciente,per questo il socialista deve essere in realtà un idealista,con buona pace del suo blaterare di materialismo e rispecchiare la realtà nel pensiero ecc..
Da ciò che ho letto finora sulle concezioni marxiste-leniniste,pare che Preve derivi questa critica da un’interpretazione errata oppure dal rifiuto del concetto di materialismo e idealismo che troviamo in Engels,nel Feurbach (5) .Engels collocava nel campo materialista tutti coloro che affermavano la priorità della natura sullo spirito,per quanto riguarda il rapporto del pensiero con l’essere,dello spirito con la natura.Viceversa,gli idealisti,sono coloro che affermano il contrario. Il materialismo però,può anche essere metafisico,come il materialismo del XVIII secolo,o condurre a concezioni etico religiose idealistiche come nel caso di Feuerbach. Il materialismo nel senso di Feuerbach,è la negazione dell’esistenza dal principio,anzi da prima del mondo,da prima che incominciasse tutto,”dell’Idea assoluta”,poiché rappresenta “il residuo fantastico della fede in un creatore ultraterreno”.” Il mondo materiale percepibile dai nostri sensi,e a cui noi stessi apparteniamo,è ciò che è unicamente reale,e che la coscienza e il pensiero(…..) sono il prodotto di un organo materiale,il cervello “(Engels).

Feuerbach però era ,per dirla con Engels,”metà materialista,metà idealista”; idealista nelle sue concezioni etico-religiose.Per Engels invece il materialismo è la concezione del mondo reale, la natura e la storia,nel modo in cui esso si presenta,senza preconcetti idealisti,considerando i fatti nel loro proprio nesso e non secondo un nesso fantasioso.Il materialismo di Engels è quindi dialettico,poiché grazie alle scoperte scientifiche (Engels prende ad esempio la scoperta della cellula,la teoria dell’evoluzione di Darwin,la trasformazione dell’energia) e al metodo dialettico di Hegel,vede lo sviluppo della Natura,nei suoi mutamenti,trasformazioni,come risultato delle contraddizioni,risultato dell’azione reciproca delle forze opposte insite nella Natura stessa.In tal senso,potremmo dire che il materialista dialettico riflette nel suo pensiero la Natura (realtà) che lo circonda,sulla quale però anch’egli può intervenire,pertanto il corto circuito di Preve che impedirebbe il “rispecchiare” nella coscienza del materialista un processo come quello del passaggio dal capitalismo al socialismo,esiste solo considerando un materialismo di tipo metafisico.L’obiettivo di Preve però,è quello di dimostrare l’assoluta appartenenza dei filosofi marxisti al campo dell’idealismo,questo per poter confutare il materialismo dialettico e quello che ne consegue,ovvero la tesi secondo la quale la materia,la natura,il nostro ambiente,la società può essere compresa da noi e le sue leggi utilizzate per accelerare lo sviluppo della società umana,la quale al suo stadio attuale di produzione,capitalista,presenta già le precondizioni oggettive per un salto evolutivo.E’ facile comprendere come ciò sia una delegittimazione filosofica del comunismo come “movimento reale che abbatte lo stato di cose presenti” (Marx),come movimento del progresso,che porta inevitabilmente a un attacco ideologico,facendo passare il messaggio che tanto vale lasciar perdere,poiché la realtà è un’altra,il socialismo non è oggettivo e i marxisti sono degli illusi….

A proposito di illusioni,Preve continua la sua disamina scientifica del pensiero filosofico marxista-leninista arrivando pure a dichiarare la concezione del passaggio dal capitalismo al socialismo come una quasi religione pseudo scientifica.Ma le religioni normali sono comunque meglio,poiché affrontano tutti gli aspetti della vita umana,la vita,la malattia,la morte…Tutto ciò non è un sintomo della sua concezione idealistica e metafisica del mondo,ma è una ridicolizzazione del marxismo leninismo.Meglio le religioni a questo punto,egli dice.Il marxismo non è buono neanche per credere in qualcosa che non esiste.Spassoso.
Ma l’attacco al materialismo dialettico prosegue sul piano scientifico dell’accostamento tra scienze naturali e studio dello sviluppo della società.Questo è il punto su cui mi sento meno preparato.Nonostante ciò ,credo di essere abbastanza sicuro nel sostenere che il marxismo leninismo con il suo materialismo dialettico non cerchi di applicare leggi specifiche delle scienze naturali,quali possono essere della chimica o dell’astrofisica,piuttosto credo che si tratti di trovare nella natura le leggi dello sviluppo di essa,quindi dello sviluppo dell’Uomo entro di essa.Se è vero che in natura ogni elemento è in relazione con altri elementi e non costituisce una cosa a sé …allora devono esistere delle leggi generali che regolino questi rapporti.
Già altri hanno provato ad applicare le leggi naturali alla società,partendo da concezioni idealistiche errate,come l’esistenza delle razze,ne hanno cercato le prove scientifiche legittimanti,quindi è sicuramente vero che accostare le scienze naturali e quelle sociali comporta molti rischi,di confusione o addirittura di strumentalizzazione ideologica o politica,e in questo caso anche l’URSS socialista ha commesso errori,come nel caso Lysenko,nel quale però,il materialismo dialettico stesso è stato snaturato e strumentalizzato per fini politici immediati.
E’ però anche vero che l’Uomo è un prodotto della Natura e in quanto tale,non ci può essere troppa lontananza dalle scienze che riguardano quest’ultimo e la Natura.Qualitativamente l’Uomo si erge sopra qualsiasi altro elemento naturale per la sua capacità di trasformare coscientemente e volontariamente,così come è capace di autoevolversi per mezzo del lavoro e della produzione di attrezzi,e il pensiero è il più raffinato e complesso prodotto della natura.

Il materialismo dialettico è necessario al marxismo come filosofia che combatta la concezione conservatrice o reazionaria della borghesia la quale si serve di qualsiasi concezione teorica (filosofica o scientifica) per dogmatizzare la propria esistenza;così come la metafisica al contrario della dialettica concepisce lo sviluppo come un semplice processo di crescenza così si viene a tradurre questo concetto in campo storico-sociale con la negazione di uno sviluppo storico per mezzo di rivoluzioni (cambiamenti quantitativi che producono cambiamenti qualitativi);questa lotta filosofica non può non presentarsi anche in campo scientifico,nel quale si tentano di interpretare teorie scientifiche sulla natura in maniera metafisica sempre per consacrare,in ultimissima analisi,gli attuali rapporti di produzione.Si ripescano teorie razziste per giustificare la società divisa in classi,così come si negano gli effetti dell’ambiente sullo sviluppo dell’uomo,relegando ogni spiegazione dei comportamenti sociali alla genetica.Per quanto detto sopra,credo quindi che il materialismo di tipo dialettico possa essere un metodo,una guida conoscitiva e trasformatrice (quindi rivoluzionaria) poiché concepisce il rapporto tra uomo e natura,tra uomo e società per come è,secondo i suoi nessi e i suoi processi continui i quali non possono essere concepiti in maniera meccanica e le cui leggi non possono essere applicate tali e quali alle varie discipline scientifiche alla stessa maniera di quelle sociali,per cui non è vero che il materialismo dialettico si occupa di prevedere lo sviluppo della società “secondo regolarità estratte dal modello delle scienze della natura moderne” (Preve),poiché ciò sarebbe determinista e antidialettico;comunque sia la questione,ora mi si conceda una piccola digressione sul giudizio specifico di Preve al pensiero di Lenin.
Egli riconosce al rivoluzionario russo il merito di aver tenuto un atteggiamento “universalistico” sulla cultura e sulla scienza,rifiutando contrapposizioni tra scienza borghese e scienza proletaria,e tra arte borghese e arte proletaria,ecc.Ciò mi sembra sostanzialmente non corretto.Per esempio,per quanto riguarda la letteratura,Lenin parlava espressamente di letteratura di partito,negando la possibilità di una letteratura extraclassista,finchè vi saranno classi antagoniste (6) .
Per quanto concerne le scienze,questo è un altro argomento su cui ancora non conosco il pensiero di Lenin,ma a rigor di logica,se un filosofo è materialista e “rispecchia” nella sua mente la realtà per quella che è oggettivamente,sa benissimo che alla biologia o all’astrofisica non gliene importa un bel nulla delle categorie “borghese” e “proletaria”,poiché sono fenomeni particolari della scienza sociale.L’interpretazione di alcuni fenomeni naturali può essere strumentalizzata filosoficamente (e in ultima analisi la filosofia ci riconduce ai rapporti sociali quindi economici),ma questo è chiaro a tutti e anche Preve lo sa.Ma grande colpa di Lenin sarebbe la riduzione della filosofia ad ideologia e qui ritorniamo alla critica del materialismo dialettico ,considerato da Preve la malattia inguaribile e incurabile del movimento comunista del novecento, giudicato come concezione del mondo completamente falsa,avrebbe comportato la “stagnazione” filosofica,poichè essa ha bisogno di una libertà integrale di pratica,dialogo,e di esecuzione.Su questo mi trovo in parte concorde e in parte discorde.Penso anch’io che non si possa dare per definitiva una teoria filosofica,ma questo semmai è il caso del materialismo dialettico,che concepisce il mondo come un tutto in continuo progresso,pertanto ad ogni cambiamento,ad ogni nuova scoperta scientifica che faccia epoca,il materialismo (dialettico) o cambia la sua forma o non è.Ciò però non significa che bisogna ammettere filosofie contrarie al marxismo e al suo progetto rivoluzionario,filosofie come la metafisica o l’idealismo sono già state individuate da tempo come organiche agli interessi dei vecchi ordinamenti sociali,pertanto riammetterle o rivalutarle sarebbe un regresso e non comporterebbe affatto uno sviluppo del pensiero,giacchè questo ha bisogno assolutamente di libertà di critica,di pensiero,dialogo,ma questa indispensabile libertà deve essere confinata nello spazio di una filosofia materialista in senso engeliano,che permetta di comprendere l’evoluzione del mondo e dell’uomo senza preconcetti idealistici e/o metafisici.


Parte quarta
“Varie considerazioni di Preve”



Nei testi esaminati Preve spesso si cimenta in affermazioni discutibili,come quando parla di un modo di produzione asiatico,sconosciuto da Marx,quest’ultimo poi uno studioso implicitamente eurocentrista,tutte cose che mi appaiono false,ma che ancora non posso confutare essendo ancora agli inizi dei miei studi marxisti.Ma ci sono altre questioni affrontate da Preve,ora approfonditamente,ora in modo fugace,le quali però sembrano estremamente azzardate,come la teoria della “proletarizzazione universale”,la quale consisterebbe nel creare appunto un mondo di soli proletari.Sembra troppo idiota per essere realmente un’idea proposta da Lenin in persona,primo perché il proletario è colui che è costretto a vendere la propria forza-lavoro per scambiare il salario ricevuto dal capitalista con i mezzi di sussistenza,ovvero tutto lo stretto necessario per sopravvivere e per riprodursi.Il comunismo si propone di costruire una società senza sfruttati né sfruttatori,ma il proletario,lo sfruttato per essere tale richiede l’esistenza di uno sfruttatore,il capitalista.Pertanto il comunismo si adopera per liberare quella gran parte di umanità dalla condizione proletaria,non certo di far diventare tutti proletari,anche perché dialetticamente ciò sarebbe impossibile se non rimanesse qualche soggetto a sfruttare tutta l’umanità proletaria.
Secondariamente,il comunismo si propone l’avvio verso una società senza classi (quindi né proletari né borghesi),in cui ogni individuo possa esprimere le proprie potenzialità ed accrescerle,abolendo la divisione del lavoro,che verrà svolto da ognuno secondo le proprie capacità (accresciute) e riceverà secondo i propri bisogni (anch’essi accresciuti),poiché vi sarà abbondanza di prodotti.
Parlando di questo,Preve più avanti riconosce la dialettica proletario/borghese,ma continua ad affermare che Lenin pensava proprio a questa proletarizzazione universale,poiché non avrebbe compreso la dialettica.
Qui non riesco veramente a capire se Preve non comprende il pensiero comunista o semplicemente perpetua le calunnie borghesi sul comunismo come ideologia criminale volta solo a far diventare gli sfruttatori essi stessi sfruttati,e senza liberare gli sfruttati dalla miseria.

Continuando sulla tesi della proletarizzazione universale ,Preve afferma che la diagnosi di Lenin della decadenza borghese,nel suo duplice aspetto della stagnazione delle forze produttive e dell’imbarbarimento dei rapporti sociali,politici e militari,si è rivelata troppo ottimistica nel punto sull’imbarbarimento,ma errata nella diagnosi di stagnazione,poiché il capitalismo si è “rivelato capacissimo di sviluppare continue innovazioni di processo e soprattutto di prodotto fino a sbaragliare sul campo lo stagnante ed inefficiente socialismo reale (con l’eccezione della Cina che si è sviluppata proprio grazie alla nuova fase capitalista)”.Che il capitalismo abbia continuamente perfezionato i propri processi industriali,non è in contraddizione con quanto segnalavano Marx ed Engels già nella seconda metà del secolo XIX,e credo neanche con quanto sostenuto da Lenin ne l’Imperialismo : <<…Certo la possibilità di abbassare,mediante nuovi miglioramenti tecnici,i costi di produzione ed elevare i profitti,milita a favore delle innovazioni.Ma la tendenza alla stagnazione e alla putrefazione,che è propria del monopolio,continua dal canto suo ad agire,e in singoli rami industriali e in singoli paesi per determinati periodi di tempo.Il possesso monopolistico di colonie particolarmente ricche,vaste ed opportunamente situate,agisce nello stesso senso.Ed ancora.L’imperialismo è l’immensa accumulazione in pochi paesi di capitale liquido (…) da ciò segue l’aumentare della classe o meglio del ceto dei rentiers,cioè di persone che vivono del taglio di cedole,non partecipano ad alcuna impresa e vivono nell’ozio >>.
Ai giorni nostri,abbiamo visto come molti paesi industrializzati abbiano delocalizzato le attività manifatturiere nei paesi in via di sviluppo o dove comunque la manodopera avesse un costo minore,e abbiano puntato molto sulle attività speculative.Questo non ha impedito di continuare la ricerca e lo sviluppo per battere la concorrenza,ma ha sicuramente fornito know-how a paesi quali per esempio la Cina e l’India e ha innestato processi di deindustrializzazione nei paesi di origine dei capitali ,tra i quali anche il nostro paese,sebbene rimangano presenti eccellenze industriali le quali richiedono l’impiego di manodopera altamente qualificata e pertanto non trovabile nei paesi in via di sviluppo;ma anche nei paesi avanzati non è che abbondi come gli operai normali.Tutto questo non contraddice le tesi marxiste leniniste,poiché dobbiamo tener presente che l’imperialismo ha dovuto fare i conti con l’imprevisto delle rivoluzioni socialiste vittoriose in moltissimi paesi coloniali e semi coloniali nel XX secolo.
<< Se le potenze occidentali non incontrassero resistenza,esse giungerebbero direttamente a quel risultato. (si riferisce al parassitismo occidentale nei confronti delle colonie) >> (Lenin)
Poi bisogna vedere quali prodotti hanno beneficiato di maggiori sviluppi tecnologici.Senza dubbio quelli che portano maggiori profitti,ma non è detto che essi coincidano con i prodotti di maggior necessità o utilità,anzi spesso l’industria capitalista ha contato su prodotti di consumo che soddisfacessero bisogni indotti dalla stessa industria,e pubblicizzati dai media.

Andiamo ora a vedere invece come stavano le cose nel “socialismo reale”,e prendiamo come esempio l’URSS (1917-1991). Nessuno si sogna di negare i grandi progressi tecnologici dell’URSS di Stalin,che dettero poi i più grandi frutti pochi anni dopo la scomparsa del leader bolscevico, precisamente nella corsa allo spazio vinta dai sovietici nel 1957 e nel 1961 con la messa in orbita dello Sputnik e del volo di Juri Gagarin.Sarebbe interessantissimo aprire una discussione sulla storia e sulla competitività dell’industria sovietica,ma per ragioni di spazio non è questo il luogo.Quel che va detto è che Stalin seguiva con molto interesse le innovazioni industriali che all’epoca avvenivano negli USA,gli stessi americani mandarono alcuni ingegneri a fornire il loro know-how in URSS.Stalin in persona si occupava di seguire con attenzione l’andamento dell’industria e conosceva di persona i più grandi ingegneri sovietici.L’industria sovietica si è occupata in primo luogo di produrre mezzi di produzione prima ancora che prodotti di consumo,per garantire l’indipendenza dai paesi capitalisti.In seguito si è pensato anche all’industria leggera e di consumo,forse con risultati modesti se pensiamo all’elettronica sovietica degli anni ’80,ma è certo che anche paesi che oggi sono tra i più grandi produttori di elettronica digitale come Corea del Sud e Cina all’inizio producevano dispositivi di qualità assolutamente inferiore alle controparti occidentali,oppure nel campo dell’automotive ,se negli anni ’60-’70 la fabbrica VAZ di Togliattigrad era il fiore all’occhiello dell’industria sovietica,ancora negli anni ’80 le uniche automobili degne di nota e apprezzate in occidente furono le fuoristrada “Niva” le quali pur essendo sotto molti aspetti innovative,sotto altri presentavano punti deboli come la carrozzeria e i motori derivati dalle vecchie Fiat 124,mentre ,forse il know-how ottenuto con quell’accordo industriale avrebbe potuto fruttare maggiori profitti tecnologici. Poi c’è da dire che i paesi tecnologicamente più avanzati erano guarda caso i paesi industrializzati in cui ha avuto origine il capitalismo e in cui sono avvenute le maggiori scoperte scientifiche e tecnologiche già da prima della rivoluzione d’Ottobre.Ma ritornando a Preve,stiamo comunque parlando di un sistema,quello del “socialismo reale” che non aveva più la guida politica giusta e progressista dell’epoca di Stalin (e comunque fino agli anni ’80 per quanto riguarda l’industria pesante e quella della difesa l’URSS teneva comunque testa ai paesi occidentali e in alcuni casi le superavano anche),e di un altro sistema quello capitalista che molto probabilmente ha ritardato la propria agonia proprio per l’azione contrapposta, o per la semplice esistenza, dell’URSS. Per tutti questi fattori agenti su di un periodo molto lungo,è a mio avviso necessario uno studio approfondito della questione che non può quindi essere liquidata tanto facilmente con un’affermazione come quella di Preve.


Conclusioni


Ricapitoliamo le tesi Previane:
1) Stalin ha “neutralizzato” il marxismo per costruire un impero geopolitico eurasiatico alternativo all’Occidente – le sue politiche non possono essere dedotte da un presunto “leninismo” .
2) Preve dubita delle comuni definizioni di “socialismo” e si rallegra del ruolo geopolitico della Cina.
3) Non esiste un corpus dottrinario chiamato leninismo,ma Lenin era comunque un revisionista del marxismo,e la sua concezione di partito era assurda per il carattere contraddittorio del suo decisionismo scientifico.
4) Il “materialismo dialettico” è una filosofia da rigettare in toto.
5) Il passaggio dal capitalismo al socialismo non è affatto qualcosa di oggettivo,necessario e nel frattempo il capitalismo ha sbaragliato il socialismo come modo di produzione,perché più efficiente e innovativo.
Il nocciolo delle mie critiche a Preve si può ricondurre all’accusa di una scarsa assimilazione dei princìpi marxisti leninisti,talvolta completamente travisati o storpiati per delegittimare ideologicamente tutto il movimento comunista del XX secolo nel suo compito storico progressista e rivoluzionario.Pur avendo da approfondire molti punti da egli sollevati,l’impressione che ne ho avuto è molto negativa,è quella di un comunissimo anticomunista,seppure è per me più raro leggere il tentativo di una critica filosofica prima che politica o scientifica,piuttosto che basata esclusivamente sui comuni pregiudizi di stampo borghese/russofobo da guerra fredda,sebbene anche in Preve se ne possa trovare traccia.
Ho tentato quindi di elaborare una critica basandomi sulle letture fatte negli ultimi mesi (è praticamente da settembre 2012 che mi interesso di marxismo-leninismo),conscio quindi dell’insufficienza culturale,letteraria,ideologica e dei miei limiti di studio,e la prova è nelle righe che precedono.Auspico comunque che il testo da me elaborato possa offrire spunti di discussione sui vari argomenti toccati,e pertanto sarei molto felice di poter aggiungere altre nozioni al mio bagaglio culturale e rafforzare la mia teoria.

NOTE

1 E’ interessante notare come nel caso di Stalin,Preve parli di neutralizzazione del marxismo,nel caso di Lenin invece di revisionismo.
2 Marx parlava di prima fase(chiamata comunemente socialismo) e di fase superiore della società comunista.

3 A questo proposito,Preve afferma che la dittatura democratica delle maggioranze auto-organizzate in autogoverno politico ed autogoverno economico ipotizzata da Marx si sarebbe rivelata inattuabile,pertanto il revisionista Lenin avrebbe optato per una dittatura di partito,una volta resosi conto dell’incapacità auto-organizzativa degli operai sostenuta da Marx.Però Marx diceva questo: “Voi dovete - diceva Marx agli operai - passare attraverso quindici, venti, cinquant’anni di guerre civili e di battaglie internazionali, non solo per trasformare i rapporti esistenti, ma anche per trasformarvi voi stessi e rendervi atti al dominio politico” (vedi K. Marx - F. Engels, Opere complete, vol.VIII, p. 506). (corsivo mio)

4 II passaggio dal capitalismo al socialismo è sicuramente necessario per una grandissima maggioranza degli abitanti del pianeta,poiché oltre che nel rapporto tra capitale e lavoro,anche tra nazioni sviluppate e non,essi subiscono un’oppressione;d’altra parte,dal punto di vista dell’umanità intera bisogna dire che storicamente,lo sviluppo della specie umana si è inizialmente basato sul principio di cooperazione,piuttosto che sulla competizione o sullo sfruttamento,che sono fenomeni più recenti e fanno facilmente comprendere come siano dei freni che non permettono la liberazione delle potenzialità del genere umano (basti pensare a quante persone non possono permettersi gli studi anche elementari per colpa della povertà,oppure il principio di competizione,che porta all’individualismo e tutto quel che ne consegue.)

5 “Ludwig Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca” F.Engels

6 “Organizzazione di partito e letteratura di partito” V.I Lenin

Edited by Andrej Zdanov - 2/3/2013, 16:54
 
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view post Posted on 28/2/2013, 22:01

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Complimenti, compagno. Il tuo scritto, nonostante alcuni inevitabili difetti, ha il grande merito di aver aperto la discussione attorno a temi di grande interesse, come il carattere delle leggi economiche e il rapporto della filosofia con le scienze positive, ponendo numerosi interrogativi e abbozzando una risposta. In seguito interverrò in modo più approfondito. Per ora mi limito a due osservazioni di dettaglio:

CITAZIONE
parlare di “modo produzione asiatico” dimenticando la natura di paese ex-semicoloniale parlando di fantomatici modi di produzione asiatici (?)

Il modo di produzione asiatico esiste e Marx ne parla nelle sue opere. Per esempio, egli scrive:

«A grandi linee, i modi di produzione asiatico, antico, feudale e borghese moderno possono essere definiti le epoche progressive delle forme economiche della società» (Per la critica dell'economia politica, p. 18).

Il modo di produzione asiatico è caratterizzato da uno spezzettamento della popolazione in varie comunità, da un'economia prevalentemente naturale e basata su di una tecnica arretrata, ma praticata su estensioni di terreno molto ampie; quest'ultima circostanza rendeva possibile la costruzione di immense opere idrauliche, come nel caso dell'Egitto o della Mesopotamia, specialmente sotto l'autorità di un potente sovrano.
Questo concetto compare prevalentemente nelle opere giovanili di Marx e fu in seguito abbandonato, quando Marx si rese conto che non si trattava di un ordinamento stabile e a sé stante.

CITAZIONE
Feuerbach però era ,per dirla con Engels,”metà materialista,metà idealista”;

Questa frase dà l'idea della presenza, in Feuerbach, di un cinquanta per cento di materialismo e di un cinquanta per cento di idealismo. Simili formulazioni erano ricorrenti nella Storia della filosofia dell’Europa occidentale di G. F. Alexandrov, criticata da Andrei Zdanov nel 1947, il quale afferma:

...il sistema raccomandato dal compagno Alexandrov per valutare i vari sistemi filosofici: «oltre ai meriti ci sono anche i difetti» (cfr. p. 7 del suo manuale) oppure «grande importanza ha anche la teoria...», ha il difetto di un’estrema indeterminatezza, è metafisico e capace soltanto di confondere le cose.

Che cosa significa questo? Significa che il metodo di analisi che caratterizza i sistemi filosofici come un'equivalenza di pregi e difetti è un metodo indeterminato, in quanto non indica la tendenza prevalente all'interno del sistema filosofico, ed è metafisico, in quanto stabilisce un equilibrio "perfetto" tra le due tendenze, rendendo così impossibile lo sviluppo.
La storia scientifica della filosofia deve indicare quale sia la tendenza prevalente in ogni filosofo, in ogni scuola o corrente, in ogni sistema filosofico, in modo da poterli classificare con precisione in uno dei due grandi campi: l'idealismo o il materialismo.
Gli indirizzi contraddittori, contenuti in un sistema filosofico, non sono in uno stato di equilibrio e di quiete (come non lo sono, in generale, gli aspetti di una qualunque contraddizione), bensì in lotta l'uno con l'altro e, di conseguenza, in mutamento.
Nel caso specifico di Feuerbach, l'indirizzo prevalente nella sua filosofia è indubbiamente il materialismo, come ben si comprende leggendo il saggio di Engels su di lui.
 
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mikoyan89
view post Posted on 28/2/2013, 23:00




Grazie andrej per le tue osservazioni.La seconda in particolare la trovo interessantissima,mi farà meglio comprendere la dialettica. Su Feuerbach ammetto di essermi soffermato troppo sull'aspetto idealista,domani me lo rileggo per bene.

P.S. è probabile che manchino alcune parole,adesso ho aggiunto un "non" alla frase: ....questa lotta filosofica non può non presentarsi anche in campo scientifico
 
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il faraone
view post Posted on 3/3/2013, 20:20




E' possibile che Preve, da idealista, ritenga non oggettivamente esistente il marxismo per come lo intendiamo noi e ritenga quello che purtroppo è il marxismo che alberga in molti (oserei dire la maggior parte) marxisti che non hanno capito il valore del marxismo come metodo per natura allergico ai dogmi e che si concretizza solo nella concretezza e per questo differisce nei risultati per ogni situazione differente; che usano inscatolare i fenomeni presenti in categorie studiate per contesti altri e che inevitabilmente trasformano le eminenze socialiste in evangelisti e profeti piuttosto che in prodotti storici essi stessi producenti storia, come l'unico marxismo veramente attuale?
 
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view post Posted on 23/3/2013, 20:49

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Questo articolo, come il compagno Mikojan stesso dice, è stato scritto senza avere una preparazione approfondita sugli argomenti trattati. Questo, che a prima vista parrebbe un difetto, si rivela essere invece il grande pregio di questo articolo. Esso ci mostra come un marxista mediamente acculturato cerca di risolvere i problemi in merito ai quali non ha ancora preso visione, del tutto o in parte, delle formulazioni dei classici; esso è uno straordinario quadro dell'atteggiamento istintivo di un marxista in relazione a tali problemi.
Passiamo a vedere come ciascuno di questi problemi è stato affrontato dal compagno Mikojan.
Il primo grande problema è legato alle osservazioni di Preve su Lenin e Stalin, considerati rispettivamente come il revisionista del marxismo e il suo neutralizzatore. Tali osservazioni si fondano sull'assioma, tipico di Preve e del suo allievo Fusaro, che concepisce la Weltanschauung, la concezione del mondo, la dottrina, la teoria generale o come la si vuole chiamare, come un sistema di per sé chiuso e dogmatico per definizione, ostile al cambiamento e men che mai sviluppabile creativamente. Alla luce di ciò, qualunque arricchimento, qualunque cambiamento, qualunque sviluppo creativo appare come una forma di revisionismo. E' evidente che questo modo di affrontare la questione è a dir poco parodistico. Stalin disse:

Secondo Zinoviev, ogni miglioramento ed ogni messa a punto delle vecchie forme e di singole proposizioni dottrinarie di Marx o di Engels, e più ancora la loro sostituzione con altre formule meglio rispondenti alle nuove condizioni, volevano dire revisionismo. Mi chiedo perché. Non è forse il marxismo una scienza, e la scienza non si evolve arricchendosi di nuove esperienze e migliorando le vecchie formule? Ma poiché revisione significa riesame, e d’altronde non è possibile attuare un miglioramento ed una messa a punto delle vecchie formule senza, in certo qual modo, riesaminarle, ogni messa a punto o miglioramento delle vecchie formule ed ogni arricchimento del marxismo con formule nuove e nuove esperienze, sarebbe dunque revisionismo. Naturalmente tutto ciò è ridicolo.
(La settima sessione plenaria allargata del CE dell'IC)


La differenza tra Zinoviev e Preve è che il primo considera il revisionismo come un fenomeno negativo, mentre il secondo lo approva fortemente. Dunque prima Preve attribuisce al marxismo connotati ad esso estranei, per renderlo inaccettabile e poter così facilmente rifiutarlo senza suscitare troppe proteste. Bel modo di imbrogliare le carte, non c'è che dire!
Nei classici del marxismo-leninismo non si trova nessun elemento con le caratteristiche attribuitegli da Preve, nessuna formula dogmatica. Secondo Preve il leninismo altro non è che la sistematizzazione di punti di vista espressi in modo arbitrario e financo casuale, in balìa degli eventi storici; dunque il leninismo, nella sua "sistematizzazione" staliniana sarebbe un corpus dogmatico e inerte. Al contrario, è assai significativo come Yuri Andropov, nel discorso del 1964 Il leninismo illumina il nostro cammino, polemizzi proprio contro i dogmatici, che vedono qualsiasi arricchimento e sviluppo della dottrina come una sua revisione.
In realtà, il revisionismo non è qualsiasi sviluppo della teoria; il revisionismo è un "arricchimento" che giunga a contraddire i principi di base del marxismo, che contrasti con il materialismo dialettico e storico. Lo sviluppo creativo del marxismo-leninismo avviene invece sulla base dei suoi principi fondamentali e delle nuove condizioni storiche. I postulati della teoria marxista non sono delle idee platoniche, sospese nell'Iperuranio e date una volta per sempre; al contrario, esse sono frutto dell'intersezione tra il materialismo dialettico e storico e la realtà concreta e storicamente determinata. Il secondo di questi fattori si modifica nel tempo e nello spazio; dunque, i postulati del marxismo devono adattarsi di conseguenza. Se una tesi viene a cozzare con le circostanze storiche concrete, essa va rigettata e sostituita; questo non è revisionismo, ma sviluppo creativo del marxismo-leninismo, in pieno accordo con i suoi principi fondamentali, i quali esigono che una realtà dialettica sia indagata con un metodo dialettico. Quanto al materialismo dialettico e storico, si tratta di teorie generali, valide rispettivamente per tutta la realtà e per tutta la storia umana (il materialismo storico è l'applicazione del materialismo dialettico allo studio della società e della sua storia).
Questo è l'unico modo effettivamente serio e marxista di porre la questione. Giocare con le parole, come fa Preve, è solo un'occupazione oziosa e improduttiva, che non aiuta il dibattito e può solo confondere la questione.
Il compagno Mikojan, malgrado le differenze di forma, risolve questo problema in modo assolutamente identico a me e per questo a lui vanno i miei complimenti.
Successivamente prenderò in esame anche le altre questioni. Nel frattempo, invito i compagni ad esprimersi in merito.

Edited by Andrej Zdanov - 23/11/2013, 21:55
 
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il faraone
view post Posted on 25/3/2013, 01:59




CITAZIONE (Andrej Zdanov @ 23/3/2013, 20:49) 
Tali osservazioni si fondano sull'assioma, tipico di Preve e del suo allievo Fusaro, che concepisce la Weltanschauung, la concezione del mondo, la dottrina, la teoria generale o come la si vuole chiamare, come un sistema di per sé chiuso e dogmatico per definizione, ostile al cambiamento e men che mai sviluppabile creativamente. Alla luce di ciò, qualunque arricchimento, qualunque cambiamento, qualunque sviluppo creativo appare come una forma di revisionismo.

è possibile questo da parte di uno che si definisce allievo di hegel?

Edited by Andrej Zdanov - 27/3/2013, 20:37
 
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Yuri Gagarin
view post Posted on 28/3/2013, 19:24




Molto interessante , sto esaminando anch'io il pensiero previano e leggendo le righe del preve mi pare di avere a che fare con un filosofo idealista
 
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6 replies since 24/2/2013, 12:27   513 views
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