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Rapporti fra arte e realtà nell’estetica, N.G. Cernysevskij

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view post Posted on 15/9/2012, 14:12

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Da N.G. Cernysevskij, Arte e realtà, Edizioni Rinascita, Roma, 1954, Rapporti fra arte e realtà nell’estetica, pp. 164-181


RAPPORTI FRA ARTE E REALTA’ NELL’ESTETICA1



Di solito si dice che il contenuto dell’arte è il bello; ma con ciò si restringe troppo la sfera dell’arte. Anche ad ammettere che il sublime e il comico siano momenti del bello, vi sono tuttavia molte opere d’arte che non entrano per contenuto in queste tre rubriche: del bello, del sublime e del comico. Nella pittura non entrano in queste suddivisioni i quadri di vita familiare nei quali non ci sia nessun viso bello o comico, la rappresentazione di un vecchio o di una vecchia che non si distinguano per speciale bellezza di vegliardi e così via. Nella musica è ancora più difficile introdurre le comuni suddivisioni; se consideriamo le marcie, le sonate patetiche e così via, nella categoria del sublime e in quella del bello, resta tuttavia una gran quantità di composizioni musicali che per il loro contenuto non possono essere senza sforzo attribuite all’uno o all’altro di questi generi. Ma di tutte le arti quella che più si oppone dal punto di vista del suo contenuto alle strette rubriche del bello e dei suoi momenti, è la poesia. Il suo campo è il campo tutto della vita e della natura; i punti di vista del poeta sulla vita nelle sue varie manifestazioni, sono così vari come i concetti del pensatore intorno a questi fenomeni così diversi per carattere; ma il pensatore trova nella realtà molto ancora oltre al bello, al sublime e al comico.
Che il contenuto della poesia non si esaurisca nei tre noti elementi, esteriormente lo vediamo dal fatto che le sue opere non rientrano più nelle cornici delle antiche suddivisioni. Che la poesia drammatica non rappresenti soltanto il tragico o il comico, lo dimostra il fatto che, accanto alla commedia e alla tragedia, è apparso il dramma. Per la maggior parte delle attuali poesie liriche non si troverebbe nelle vecchie categorie un titolo capace di indicarne il contenuto; sono insufficienti centinaia di rubriche; tanto più dobbiamo dubitare che possano abbracciare tutto le tre sole rubriche indicate. Più semplice di tutto è risolvere questa confusione, dicendo che la sfera dell’arte, non si limita al solo bello e ai suoi cosiddetti momenti, ma abbraccia in sé tutto quello che nella realtà interessa l’uomo; l’interesse comune, ecco il contenuto dell'arte. Il bello, il tragico, il comico, sono soltanto tre più definiti elementi tra i mille, dai quali dipende l'interesse per la vita, enumerare i quali significherebbe enumerare tutti i sentimenti, tutte le aspirazioni che agitano il cuore dell’uomo. Il significato sostanziale dell’arte, è la riproduzione di tutto ciò che è interessante per l’uomo nella vita; l’arte si riferisce alla vita del tutto come si riferisce la storia. La differenza di contenuto consiste solo nel fatto che la storia parla della vita dell’umanità, l’arte della vita dell’uomo, la storia della vita sociale, l’arte della vita individuale. Il primo compito della storia è di riprodurre la vita, il secondo di spiegarla; la stessa identica cosa deve dirsi dell’arte. Anche l’estetica deve riconoscere che l’arte allo stesso modo e per le stesse ragioni, non deve neppur pensare a paragonarsi con la realtà, tanto meno cercare di superarla con la bellezza.
Ma dove va a finire la fantasia artistica in una simile concezione dell’arte? Quale funzione le rimane? Ammettiamo che il poeta prenda dall’esperienza della propria vita un avvenimento a lui pienamente noto; ammettiamo che l’avvenimento considerato sia del tutto finito dal punto di vista artistico, così che il semplice racconto di esso sarebbe pienamente un’opera d’arte, cioè prendiamo il caso in cui l’intervento della fantasia sembri essere il meno necessario. Per quanto sia forte la memoria, essa non è in condizione di trattenere tutti i particolari, specialmente quelli che non sono importanti per la sostanza della cosa; ma molti di essi sono importanti per la completezza artistica del racconto, e debbono essere presi in prestito da altre scene, rimaste nella memoria del poeta, è vero che il completamento dell’avvenimento con questi particolari non lo trasforma, e la differenza del racconto artistico dell’avvenimento in esso riportato si limita per il momento alla sola forma. Ma con ciò non si esaurisce l’intervento della fantasia. L’avvenimento nella realtà era confuso con altri avvenimenti, trovantisi con lui solo in una unione esteriore, senza un legame sostanziale. Ma quando noi separeremo l’avvenimento da noi scelto dagli altri avvenimenti e dagli episodi non necessari, vedremo che questa separazione lascia nuove lacune nella completezza di vita del racconto; il poeta dovrà di nuovo completarlo. E questo è poco; la separazione, priva non soltanto della completezza di vita molti momenti dell’avvenimento, ma spesso ne muta il carattere, e l’avvenimento appare nel racconto già diverso da quel che era nella realtà, oppure per la conservazione della sua essenza il poeta sarà costretto a mutare molti particolari che hanno un reale senso nell’avvenimento solo nel suo ambiente reale, tolto dal processo isolante del racconto. Come vediamo la cerchia di attività delle forze creative del poeta si restringe ben poco coi nostri concetti dell’essenza dell’arte. Ancora più ampia è la cerchia dell’intervento della fantasia combinatrice in altre circostanze; quando per esempio al poeta non sono del tutto noti i particolari dell’avvenimento, quando egli lo conosce solo attraverso racconti altrui, sempre unilaterali, infedeli o incompleti nel rapporto artistico, per lo meno dal punto di vista personale del poeta. La necessità di combinare e di trasformare, non deriva dal fatto che la vita reale non rappresenti quei fenomeni che il poeta vuole rappresentare; ma dal fatto che il quadro della vita reale non appartiene alla stessa sfera di esistenza della vita reale, la differenza nasce dal fatto che il poeta non dispone di quei mezzi di cui dispone la vita reale. L’apologia della realtà in confronto della fantasia, la tendenza a mostrare che le opere d’arte non possono assolutamente sostenere il confronto con la viva realtà, ecco la sostanza di questa dissertazione. Ma parlare così dell’arte non significa abbassare l’arte? Si, se dimostrare che l’arte è inferiore alla vita reale per perfezione artistica delle sue opere, significa abbassare l’arte; ma insorgere contro i panegirici non vuol dire ancora essere un denigratore. La scienza non pensa di essere al di sopra della realtà, e questa non è per lei una vergogna. Neppure l’arte deve pensare di essere superiore alla realtà, ciò non è per essa umiliante. Che nemmeno l’arte si vergogni di riconoscere che il suo scopo è di riprodurre secondo le forze, questa preziosa realtà e di spiegarla per il bene dell'uomo.

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1 Pubblicata per la prima volta come tesi di laurea, nel maggio 1855. Una seconda edizione apparve mentre Cernysevskij era in esilio, e la terza, pronta nel 1888, fu pubblicata solo nel 1906, in seguito al divieto della censura. La presente traduzione, di Ignazio Ambrogio, si basa sul testo della prima edizione, ma comprende le correzioni apportate da Cernysevskij nel 1888.

Edited by Andrej Zdanov - 16/9/2012, 11:41
 
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