Archivio Ždanov

La figura di Zdanov in Leningrado assediata

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view post Posted on 30/7/2012, 21:17

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Da l’Unità, 2-3 settembre 1948


RIVIVE UN’EPICA IMPRESA DEL POPOLO RUSSO

La figura di Zdanov campeggia
sullo sfondo di Leningrado assediata


Dal libro di Nikholaj Tikhonov “Quelli di Leningrado”



Abbiamo tratto dal libro di Nikholaj Tikhonov «Quelli di Leningrado» alcuni brani che rievocano la strenua battaglia sostenuta dall’eroica città sovietica contro l’attacco tedesco nel 1943.
A quegli epici fatti il ricordo di Andrea Zdanov, comandante della città assediata, appare oggi indissolubilmente legato.
Pubblicando questi brani ci sembra ― meglio di quanto potrebbe ogni altra documentazione ― di illustrare la figura del grande compagno scomparso.



...In quei giorni, fu consegnata la bandiera della Guardia a una divisione che s’era coperta di gloria. I reggimenti avevano messo un ginocchio a terra. Il compagno Zdanov prese la parola, in mezzo a un silenzio solenne. I cannoni dell’antiaerea tacevano dopo avere allontanato gli indiscreti areoplani nemici. Il compagno Zdanov parlò del soldato della Guardia, delle sue qualità, dei doveri che gli incombevano e dell’onore di essere il primo nel combattimento. Le parole del giuramento circolavano fra i ranghi, gridate da tutti i petti. Il colonnello Krasnov, grande, dall’aspetto marziale, dai baffi biondi, evocò le imprese della divisione: le battaglie dell’istmo, la marcia meravigliosa attraverso le distese ghiacciate del golfo per prendere Viborg alle spalle e poi la grande guerra per la salvezza della Patria, quando la divisione era stata la prima a fermare i tedeschi, battendo e respingendo tra le paludi, fin dopo Soltsy, unità scelte di SS.
I soldati della Guardia non pensavano che a una cosa: quando avrebbero ancora attaccato e spazzato via dalla regione di Leningrado i tedeschi? Questi hanno piantato le radici tutto intorno: è ora di sloggiarli. E’ l’opinione della divisione e dell’esercito, e anche quella degli abitanti di Leningrado!

* * *


Improvvisamente, nella storica notte del 18 gennaio, Leningrado seppe la notizia giunta dal fronte e ripetuta dalla radio a tre riprese: l’avvenimento così a lungo atteso era finalmente realtà, il blocco era spezzato! Quella notte nessuno dormì; la radio rovesciava sulla città il suo fiotto di canti e di musica.
Chi non ha visto Leningrado nei giorni del blocco non può immaginare i sentimenti che in quell’ora agitarono i cuori. Fino all’alba squillò il telefono, si conversò nelle case, ci furono riunioni negli stabilimenti. Nelle imprese di guerra si stabilirono nuove cifre da record. Si preparavano le bandiere perchè al mattino la città splendesse dei suoi stendardi rossi. Tutti pensavano al fronte. E la città, scintillante sotto gli arabeschi ghiacciati dei suoi magnifici edifici, si svegliava in una bellezza nuova. Le spalle si raddrizzavano, gli occhi brillavano. Tutti erano avidi di conoscere i particolari, tutti parlavano contemporaneamente.

* * *


...I tedeschi si arrendono, assordati dal tuono infernale della nostra artiglieria, fuggono, ed ecco che dall’altra riva, ieri ancora tanto lontana da noi, accorrono dei soldati, dei soldati rossi, i soldati di Volkov! Quanti abbracci, quanta gioia!
Le bandiere della vittoria sventolano su Leningrado e arrivano le felicitazioni da Mosca, la città sorella, dalla lontana Armenia, dall’Inghilterra.

* * *


La città ha una cintura di bronzo: le sue fortificazioni e uno scudo di fuoco: Cronstadt. Là dove un tempo erano le fortificazioni costruite da Pietro s’elevano oggi potenti forti, che ricordano in tutto le grandi navi da guerra. Gli ordini vi sono dati nella stessa maniera, i pezzi hanno la stessa potenza. Stalin li ha visitati. Egli li riconquistò quando caddero, d’altronde per brevissimo tempo, nelle mani dei nemici del popolo. Kirov ne ha accresciuta la potenza. Come tutta la guarnigione di Leningrado oggi essi combattono sotto la guida di un fedele discepolo di Stalin, un vecchio leningradese: Zdanov. Rassomigliano alle navi del Baltico e alle officine di Leningrado. Come i titani dell’industria essi distribuiscono la morte ai tedeschi, che ben conoscono il rombo dei loro cannoni simile al tuono, le raffiche di fuoco che spazzano la terra, riducendo in polvere i fascisti.
...La città esiste da duecentoquaranta anni. E da duecentoquaranta anni esistevano anche Pusckin, Gatchina, Peterhof, Pavlosk, cittadine di cui oggi non restano che le rovine. Da settecento anni questa terra era russa e lo rimarrà. Leningrado è entrata nel suo duecentoquarantunesimo anno che sarà per lei un anno di gloria. In questo ventiseiesimo anno di un’èra nuova, l’èra sovietica, avanza con sicurezza, spezzando la stretta del blocco e trionfando delle forze tenebrose.


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Una fotografia di Andrea Zdanov nell’uniforme di colonnello generale dell’Esercito Rosso



Edited by Andrej Zdanov - 4/12/2012, 15:23
 
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