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Politica e ideologia

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view post Posted on 30/8/2012, 22:26

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Da «l’Unità», 19 luglio 1949

UNA RACCOLTA DI SCRITTI DI ANDREA ZDANOV

Politica e ideologia

Il pensiero di Lenin – La letteratura è un valido strumento di conoscenza
“Compiti nuovi del partito bolscevico” – L’insegnamento della libertà



Tempo fa, nel ’47, un settimanale romano dedicava le sue dodici pagine alla conoscenza della letteratura sovietica. Erano pagine folte d’articoli, di notizie e di traduzioni. Fra l’altro, oltre al solito pezzo di Sartre contro il comunismo e il solito saggio «filosofico» contro il marxismo, vi erano pure alcune poesie dell’Akhmatova e un racconto di Zostcenko: «Per queste poesie e questo racconto — commentava il settimanale — Anna Akhmatova e Michele Zostcenko sono stati messi al bando nella Russia Sovietica».
Mi sono ricordato di questo commento tendenzioso e d’altri ancora apparsi un po’ dappertutto sulla stampa avversaria, anche a proposito della musica e della pittura nell’U.R.S.S., proprio in questi giorni. A ricordarmi ciò tuttavia non è stato il fatto, ad esempio, d’aver letto su di un giornale svizzero che alcuni scrittori di questo Paese di ritorno dall’Unione Sovietica, hanno raccontato di essersi intrattenuti con Zostcenko il quale mangia, beve, veste panni e scrive, bensì una raccolta di scritti di Andrei Zdanov che le «Edizioni Rinascita» hanno pubblicato col titolo «Politica e ideologia».
In questa raccolta, appunto è contenuto il «Rapporto sulle riviste Zviezdà e Leningrad» in cui è esaminato il caso Akhmatova-Zostcenko. E’ evidente però che i termini di questo problema sono ben più vivi e profondi di quanto il settimanale romano non cercasse di far credere con le sue note informative. Zdanov, qui come altrove nel suo libro, non limita il suo esame alla particolare vicenda dei due personaggi del mondo letterario leningradese, non si ferma cioè ad una semplice cronaca critica. Nell’analisi di Zdanov, sia l’Akhmatova che Zostcenko, diventano il fondato pretesto per un ampio e preciso discorso, un discorso che investe energicamente il problema della missione e delle responsabilità dello scrittore.
Zdanov riprende e sviluppa il pensiero di Lenin sulla letteratura di partito insieme al concetto staliniano in cui gli scrittori sono definiti «ingegneri delle anime». Egli porta nel campo della letteratura lo spirito della lotta e della chiarezza bolscevica. Per lui, come del resto per ogni autentico comunista, la letteratura non è divagazione, oasi o fuga, e nemmeno angoscia od erotismo, bensì un valido strumento di conoscenza della realtà, di una realtà beninteso non mutilata dai vizi dell’intellettualismo, e di conseguenza un’alta forma di educazione civile ed umana.
Ma il vigore intellettuale di Zdanov appare in particolare nel suo intervento a proposito della «Storia della filosofia occidentale» di G. F. Alexandrov. Neppure la proposta a «Premio Stalin» fu una corazza sufficiente a proteggere l’opera dai colpi di Zdanov.
In questo intervento Zdanov, dopo aver esaminato come l’apparizione del marxismo costituisca una vera e propria rivoluzione nel campo della filosofia, traccia ai filosofi sovietici un vasto programma di lavoro, di studio concreto, apre loro orizzonti di più ampia ricerca, invitandoli nel contempo ad applicare il marxismo-leninismo nell’interpretazione delle attuali condizioni di sviluppo del socialismo nell’U.R.S.S. «E’ giunto il momento — dice Zdanov — di far progredire più audacemente la teoria della società sovietica, la teoria dello Stato sovietico, la teoria delle scienze naturali contemporanee, l’etica e l’estetica. Bisogna finirla con la vigliaccheria, che non è una cosa bolscevica. Tollerare una stasi nello sviluppo della teoria significherebbe inaridire la nostra filosofia, privarla della sua caratteristica più preziosa, della sua capacità di sviluppo, trasformarla in un dogma arido e morto… Se il contenuto profondo del processo di sviluppo, come ci insegna la dialettica, è dato dalla lotta dei contrari, dalla lotta tra il vecchio ed il nuovo, tra ciò che agonizza e ciò che nasce, tra ciò che ha fatto il suo tempo e ciò che sta ora sviluppandosi, la nostra filosofia sovietica deve mostrare come agisce questa legge della dialettica nelle condizioni della società socialista… Sappiamo che in una società divisa in classi, questa legge agisce in modo diverso che nella nostra società sovietica. Ecco in che cosa consiste il vastissimo campo aperto all’indagine scientifica, un campo che nessuno dei nostri filosofi ha toccato. E, d’altra parte, il nostro partito, ha già trovato da tempo e messo al servizio del socialismo quella particolare forma di scoperta e di superamento delle contraddizioni della società socialista (perchè queste contraddizioni esistono ed i filosofi non vogliono scriverne solo per viltà), quella particolare forma di lotta fra il vecchio e il nuovo, fra ciò che agonizza e ciò che nasce nella nostra società sovietica, che si chiama appunto critica ed autocritica».
Citando questo passo penso all’articolo di Benedetto Croce apparso sul Corriere qualche giorno fa, in cui si dice che i marxisti negano la storia perchè affermano che nel comunismo le contraddizioni, abolita la dialettica delle classi, si risolverebbero in una stagnante eternità, in una definitiva morte. Questa vecchia abitudine di far dire agli avversari ciò che fa comodo al proprio ragionamento per poi rovesciarlo con disinvoltura, può essere utile ad una spicciola e disonesta polemica, ma non è certamente una buona abitudine filosofica. Che cosa ne pensa Croce?
Ma il problema della cultura non occupa che una parte del libro di Zdanov. Una parte è pure dedicata all’esame della situazione internazionale e alla lotta contro l’imperialismo. Troviamo qui, insieme al discorso celebrativo del XXIX anniversario della Rivoluzione di Ottobre, il famoso rapporto tenuto alla Conferenza di informazione dei rappresentanti di nove partiti comunisti che ebbe luogo in Polonia nel settembre 1947, quel rapporto che diede un contributo essenziale alla analisi del momento presente prospettando al tempo stesso i metodi adeguati per fermare la prepotenza dei fautori di guerre e per difendere la pace. Vi è poi l’ultima parte del libro che riguarda i «Compiti nuovi del Partito Bolscevico» ed è una dimostrazione della inesauribile vitalità del partito di Lenin e di Stalin, della sua continua capacità di rompere gli schemi superati, le vecchie formule organizzative, e di trovare per ogni tappa della sua gloriosa storia i modi migliori, la tattica più efficace per la realizzazione dei suoi obbiettivi.
Tuttavia malgrado la diversità degli argomenti trattati questo libro possiede una sua fondamentale unità ed è una unità la cui origine va cercata nella grande vita di Zdanov, nella sua instancabile e profonda dedizione alla causa del popolo su qualsiasi fronte si accendesse la battaglia.
Ecco perchè l’opera di Zdanov, riunisce in sé tanti insegnamenti, primo fra tutti l’insegnamento della libertà.
Se questa può essere una lettura utile a tutti, è certamente una lettura indispensabile per gli intellettuali comunisti. Per essi sarà una lettura tonica, disintossicante. Li aiuterà a vedere dentro di sé e negli altri, diventerà una guida sicura di lavoro, una fonte di argomenti nella loro polemica, soprattutto un esempio di come un comunista deve stringere in un modo indissolubile le conclusioni o il fervore del suo pensiero ad ogni gesto della sua vita.

MARIO DE MICHELI

Edited by Andrej Zdanov - 14/6/2013, 23:59
 
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